Ricordando il baritono Salvatore Sassu

Sfogliando vecchie riviste musicali mi sono imbattuta in una foto del baritono  Sassu Salvatore Pio. Lo conoscevo di fama ma non ho mai avuto la fortuna di conoscerlo e ascoltarlo dal vivo.  Era nato a Sassari, ha avuto una intensa carriera e poi si è dedicato all’insegnamento del canto lirico italiano.

Figlio d’arte proveniente da una famiglia di pittori, scultori e musicisti, svolge i primi studi musicali al Conservatorio di Musica di Santa Cecilia a Roma. Consegue la maturità artistica presso l’Istituto d’Arte di Sassari.

Giovanissimo intraprende lo studio del canto lirico con il baritono Paolo Silveri perfezionandosi con Ettore Bastianini, Tito Gobbi e Aldo Protti. Si diploma brillantemente con il massimo dei voti al conservatorio Gioacchino Rossini di Pesaro nel 1970 sotto la direzione del Mº Marcello Abbado.

Debutta a Spoleto nei Pagliacci di Leoncavallo nel ruolo di Tonio nel 1969. Si perfeziona con i maestri Luigi Ricci e Alberto Ventura al teatro dell’Opera di Roma vincendo per tre anni la borsa di studio allo stesso teatro. Intraprende una carriera in rapida ascesa interpretando più di trenta ruoli primari: RigolettoUn ballo in mascheraIl trovatoreTraviataSimon BoccanegraLa battaglia di LegnanoIl corsaroMacbethDon Carlo, Otello, Ernani, Aida, Falstaff, I puritani, Lucia di Lammermoor, La figlia del reggimento, L’italiana in Algeri (Haly e Taddeo), Il tabarro, Bohème, Pagliacci (Tonio e Silvio), Cavalleria rusticana, Turandot, Madama Butterfly, La vestale, Maria egiziaca, Carmen, Uno sguardo dal ponte di Renzo Rosselini e La via della finestra di Riccardo Zandonaiprediligendo tutto il repertorio verdiano e sconfinando in quello rossiniano, nel classicismo, nel verismo e nei compositori moderni.

Vince cinque concorsi nazionali, tra cui il concorso internazionale di voci verdiane a Parma in seguito alle lezioni del celebre baritono Carlo Tagliabue.

Durante la carriera è molto vicino al tenore Mario Del Monaco che è per lui amico prodigo di consigli unitamente al tenore Giuseppe Di Stefano, al basso Nicola Rossi Lemeni, al soprano Virginia Zeani e ad altri grandi interpreti del teatro lirico.

In alcune recensioni di critici internazionali la sua voce viene definita “bronzo di velluto”.

Ha cantato nei maggiori teatri di tradizione italiana effettuando una serie ininterrotta di tournée per più di un ventennio nelle principali nazioni europee e, per tredici anni, fu artista lirico stabile all’Opera House di Dublino. Si è esibito in Francia, Spagna, Svizzera, Germania, Olanda, Belgio ed Estremo Oriente.

Promotore di numerose manifestazioni culturali, tra cui conferenze, simposi e seminari di fisiologia vocale con la collaborazione dell’Università di Pisa, di Firenze e di Parma, in collaborazione con diverse università nazionali, consulente di stagioni liriche e di avvenimenti musicali originali, ha promosso il recupero di musicisti e testi di operisti rari del ‘600, ‘700 e ‘800. Ha partecipato a numerosi seminari di musica antica sul 600 musicale europeo e sul canto gregoriano dopo aver studiato per anni con il maestro Teodoro Onofri, uno dei principali gregorianisti a livello mondiale, segretario particolare di Lorenzo Perosi. Salvatore Sassu ha conseguito l’abilitazione in canto gregoriano e ha svolto studi di direzione corale e orchestrale con il direttore d’orchestra Napoleone Annovazzi e con Ottavio Ziino. È stato consulente musicale, direttore artistico, regista e maestro preparatore di manifestazioni di livello nazionale internazionale. Tra le sue ultime esibizioni quella del 1998/1999 alla Suntory Hall di Tokyo.

Titolare di ruolo della cattedra di Canto Principale nel ramo cantanti al conservatorio G. Rossini di Pesaro per oltre trent’anni, fu promotore di eventi artistici e formò numerosi allievi tuttora in carriera.

Ha concluso la sua vita terrena nel 2018 a 74 anni.

3 commenti

  1. Sta uscendo fra poco una interessante pubblicazione su Salvatore Sassu del musicologo Andrea Zepponi che riesce ad entrare letteralmente nell’ anima di questo cantante tanto bravo quanto schivo, tanto burbero apparentemente quanto sensibile nei rapporti a lui cari. Personalmente ne ho un ricordo gentile, dolce e severamente professionale oltre alla splendida voce di cui la natura l’ aveva dotato.

  2. Ciao a te, Francesca. Anche il mio commento sul tuo papà è comparso su queste pagine e tu sai che avendo avuto la fortuna di lavorare con lui come pianista ho avuto la possibilità di conoscerlo e stimarlo sia come cantante che come persona per cui ho ritenuto giusto sottolineare chi è stato davvero. Abbraccio te, sua amatissima figlia, eil tuo Alessandro.

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