Nel 1987, Al Bano compone insieme Willy Molco, già direttore del Corriere della Sera, la canzone “I cigni di Balaka” incisa nell’album “Libertà” con Romina Power.
Passano quattro anni e arriviamo al 1991, quando Michael Jackson all’apice della sua carriera artistica lancia sul mercato il suo nuovo album, “Dangerous”, pronto a scalare le classifiche di tutto il globo per issarsi sulla vetta, come spesso gli è capitato con i sette capolavori precedenti. Uno dei singoli contenuti in questo disco si chiama “Will you be there” e, per l’orecchio del figlio di Al Bano, questo brano è uguale a quello proposto dai genitori sul finire degli anni Ottanta.
Appena il cantante pugliese riesce ad ascoltare la performance di Michael Jackson, dà mandato ai suoi avvocati, Gianni Massaro e Francesco Caroleo Grimaldi, di presentare alla sezione civile del Tribunale di Roma un esposto per plagio.
Dopo aver interpellato personalità del calibro di Ennio Morricone, Luciano Chailly e Nicola Piovani, il pretore dirigente Domenico Bonaccorsi decide di accogliere il ricorso di Al Bano e fa ritirare l’album “Dangerous” dagli scaffali d’Italia. Al di là delle evidenti differenze di testo e di lingua, la melodia dei due brani è praticamente identica, con ben 37 note combacianti. L’artista italiano vorrebbe un risarcimento di 14 miliardi di lire dal “King of Pop” che, nel frattempo, ignora quasi del tutto la vicenda. Questo almeno fino al 1997, anno in cui Michael Jackson fa tappa in Italia per esibirsi a Milano nel suo “HIStory World Tour”.
Prima del concerto nella città meneghina, la star americana decide di presentarsi a Roma per per rispondere alle domande dei magistrati ed esporre la sua versione dei fatti. L’autore di “Thriller” sostiene di non aver mai ascoltato “I cigni di Balaka” del maestro Carrisi, mentre i suoi legali affermano che se un plagio vi è stato, questo è ai danni di Eddie Lane e Don Baker, autori di “Bless you for being an angel”, un brano blues degli anni ’30. A quel punto la Sony, detentrice dei diritti d’autore della canzone di sessant’anni prima, cita in giudizio sia MJ che Al Bano.
Dunque, lo scontro tra i due mondi finisce in pareggio, perché entrambe le canzoni risultano prive di originalità. Al Bano è costretto a risarciare le spese legali sostenute dalla Sony, mentre a Michael Jackson vengono addebitate quelle processuali. Dangerous ritorna in commercio in Italia con la melodia incriminata e, nel 2001, il tutto si conclude con l’assoluzione completa della pop star perché “il fatto non sussiste“.
FONTE – https://www.ilgiornale.it/