di Ignazio Salvatore Basile
“Girotondo” è il titolo di una canzone forse poco conosciuta di Fabrizio De André, che tuttavia se ascoltata in questi momenti così delicati per l’equilibrio e la sicurezza mondiale offre molto su cui riflettere.
La ballata fu composta nel 1968 e inserita nel secondo album del cantautore genovese “Tutti morimmo a stento”.
Nel testo Faber si serviva della metafora del girotondo per esprimere la follia insita nella guerra. La canzone descrive un mondo sconvolto dalle bombe e dai carri armati nel quale per i bambini non vi è più spazio per giocare, proprio come in Ucraina, a Gaza e in quel teatro di guerra perenne, troppo spesso dimenticato, che è il continente africano dei tanti, troppi feroci despoti e dittatori.
La canzone di De André è considerata un manifesto contro la guerra, capace di far riflettere gli uomini di ogni tempo e luogo. Oggi, alla luce dell’aggressione subita dall’Ucraina da parte delle truppe russe di Putin e della feroce ritorsione di Israele contro gli inermi abitanti di Gaza, questo brano dal ritmo tutto sommato piacevole fa venire i brividi.
Su tutto aleggia la drammatica domanda posta dal cantautore nella prima strofa: “Chi ci salverà?”
Ebbene, la risposta di De André è semplice: l’ultimo baluardo contro la guerra sono i bambini, le anime pure che se, educate a dovere, potranno salvaguardare il mondo dalla guerra.
Il brano, nella sua semplicità, pur considerando che non è certo tra i migliori pezzi di Faber, contiene un chiaro messaggio contro la guerra e in favore di una speranza futura di pace.
Ad ottobre in tutte le librerie e store uscirà il nuovo romanzo di Ignazio Salvatore Basile dedicato al sequesto di Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi