di Gianpaolo Piga
Dalla finestra della sala dove ogni giorno mi cimentavo nelle prove di canto, non si vede piu’ la panchina che di volta in volta spettava ai miei vecchi colleghi che andati in pensione, passavano li del tempo leggendo il giornale o aspettando qualcuno per scambiare due chiacchiere.
A dire il vero a mancare non è solo la panchina perche’ il tempo piano piano ha portato via anche loro, i miei vecchi amici colleghi del coro:<<Giampaolo, siamo rimasti davvero in pochi>>…e questo, detto da uno dei sopravvissuti pensionati del mio coro, risuonandomi per tutto il giorno nella testa, mi ha rattristato e fatto riflettere sul tempo che ormai anche per me, ha ridotto inesorabilmente i granellini della clessidra.
A rincarare e rinverdire i grami pensieri della mia esistenza, ci si è messo anche Renato Zero che giorni fa, ospite nella nostra isola, vestito come un albero di Natale, ci ha ricordato “I migliori anni della nostra vita“.
Non sopportavo quel cantante e le sue canzoni facevo di tutto per evitarle come fossero un fastidioso ronzio di zanzara. Il tempo che passa pero’, mi invita con insistenza a riflettere sulla mia vita di ieri e di oggi e Renato Zero mi da una mano a comprendere e accettare che gioia e felicità cosi’ come malinconia e tristezza, sono ingredienti che nella vita di tutti si mescolano senza norme e regole, salvo poi renderci conto che:”tutti vogliono tutto, per poi accorgersi che è niente…”.
Nel giorno del mio 62esimo compleanno vorrei non aver dimenticato nessuno dei miei amici che mi hanno tenuto compagnia col loro pensiero, e a tutti voglio dire grazie con le parole di Renato Zero con il sentito augurio che “I migliori anni della nostra vita” siano per tutti quelli che ancora devono venire.
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