E’ un’ immensa soddisfazione vedere nel cartellone di una Stagione lirica importante come quella del Teatro Verdi di Trieste, il nome di una ex allieva. Claudia Floris ha iniziato con me il percorso di studio del canto , con grande pazienza e determinazione. Il mio lavoro è stato quello di impostare la voce, curare la respirazione e cosa non da poco , curare anche l’autostima. Un lavoro delicato che pian piano ha portato i suoi frutti. Claudia è stata costante nello studio seguendo i miei consigli fino al momento in cui ha affrontato l’esame per entrare al Conservatorio di musica di Cagliari. Qui, dopo aver superato brillantemente l’esame di ammissione ha intrapreso lo studio col soprano Paoletta Marrocu che l’ha guidata verso il professionismo.
Nell’opera La porta divisoria interpreta un piccolo ruolo, ma per lei importantissimo. Si comincia in questo modo a capire cosa significa stare sul palcoscenico, essere guidati da un regista, seguire un direttore d’orchestra, saper recitare e sapersi muovere con gli altri artisti. Non posso dimenticare il debutto in un ruolo piccolissimo del mio allievo Tenore Gianluca Floris, che da allora ha spiccato il volo con ruoli sempre più importanti, in tutti i teatri del mondo . Questo è il mio augurio per la giovane Claudia Floris.
L’opera moderna , La porta divisoria è di Fiorenzo Carpi su libretto di Giorgio Strehler tratto dal celebre racconto La metamorfosi di Franz Kafka, è un atto unico suddiviso in cinque quadri, rimasto incompiuto. Il Teatro Lirico Sperimentale ha affidato ad Alessandro Solbiati la composizione del quinto quadro, la riduzione per ensemble è stata invece affidata a Matteo Giuliani.
Rimasta per anni nell’Archivio Storico del Piccolo Teatro di Milano, La porta divisoria era stata commissionata a Carpi attorno alla metà degli anni cinquanta dall’allora direttore artistico Victor de Sabata, ed era comparsa nei cartelloni della Piccola Scala delle stagioni del 1956/57 e 1957/58, senza andare però mai in scena. Per motivi non noti, l’opera rimase incompiuta. La musica di Carpi è una sperimentazione in cui convergono musica atonale, dodecafonia, musica concreta, armonia di gravitazione «tassello molto significativo e suggestivo del complesso mosaico della musica d’arte italiana degli anni cinquanta», commenta il condirettore artistico Enrico Girardi. Il testo di Strehler ripercorre la trama del racconto kafkiano, incentrandosi, attraverso la vicenda di Gregorio, sui temi dell’incomunicabilità e dell’emarginazione del diverso.
Nella stessa serata viene rappresentata anche l’opera Il castello del Duca Barbablù di Bela Bartok