NURARCHEOFESTIVAL, parte la 14^ edizione

NURARCHEOFESTIVAL, quattordicesima edizione. Ritorna, puntuale, la rassegna ormai storicamente organizzata dal Crogiuolo – sotto la direzione artistica di Iaia Forte, attrice che non ha certo bisogno di presentazioni, un’amica di vecchia data del festival, e di Rita Atzeri, anima della compagnia fondata da Mario Faticoni – che ancora una volta farà sposare, dal 15 luglio al 1 agosto, il patrimonio storico e culturale dell’Isola con il teatro in luoghi di grande interesse archeologico. Ritorna nella Valle dei Laghi, fra Orroli, Sadali, Nurri e con un cartellone ricco e serrato – sono oltre venti gli spettacoli – che mette in mostra una parata di stelle della scena teatrale italiana, in cui sfilano nomi di livello assoluto come Iaia Forte, Stefania Rocca,Tommaso Ragno, Giuliana Musso, Marco Baliani, Motus, passando per Stefano Sabelli, Paolo Panaro, il Teatro Bertolt Brecht di Formia e Residui Teatro di Madrid, solo per fare alcuni esempi.

“NurArcheofestival: quattordici anni di vita ufficiale e sedici di vita ufficiosa, sono un bel traguardo per noi”, sottolinea e spiega Rita Atzeri, direttrice artistica del Crogiuolo. “L’idea del Festival nasce sedici anni fa, appunto, dopo il debutto dello spettacolo Deinas (la prima versione) a Villanovaforru, da lì, le dieci piazze in Ogliastra. Siamo riusciti a svolgere la programmazione in maniera continuativa nonostante le istituzioni non consentano di avere serenità nel farlo: l’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna ad oggi ha pubblicato solo linee guida e nessun bando e alla domanda se e quando il bando uscirà e se darà la possibilità agli eventi già realizzati di concorrervi nessuna risposta è stata data; del Ministero si aspettano gli esiti e teniamo le dita incrociate. Insomma,  anche quest’anno ingaggiamo una bella sfida con noi stessi e con la sorte!

Il cartellone è ricco di importanti nomi del panorama nazionale con spettacoli mai rappresentati in Sardegna, e questo ci rende fieri. Questa programmazione rappresenta la scommessa del riconoscimento ministeriale, ma NurArcheoFestival, come sempre fra agosto e settembre, raggiungerà altri luoghi storici del suo percorso di crescita e altri spero ne possa incontrare, con iniziative e itinerari appositamente concepiti per quei luoghi. Al NurArcheofestival si intreccia anche il progetto di ritorno del bando Identithy Lab, 2018, grazie al quale ospitiamo Carlos Gil Zamora, direttore della rivista spagnola di arti sceniche ‘Artezblai’, e la compagnia madrilena Residui Teatro”.

E il NAF 2021 continuerà a essere un festival dal tempo lungo, perché, come ormai da tradizione, si svolgeranno anche quest’anno le visite guidate ai siti archeologici, che diventeranno poi suggestivi palcoscenici per accogliere gli spettacoli serali.

Il NurArcheoFestival è organizzato da Il crogiuolo con il sostegno del MiC, degli Assessorati del Turismo e della Cultura della Regione Sardegna.

Tutto il programma 2022


Il via venerdì 15 luglio, alle 18, a Sadali, nel piazzale Grotta Is Janas, con DOPO QUESTI ANNI, una produzione firmata Palazzo d’Inverno. Un live frutto di un lavoro discografico, che vede in scena Stefano Giaccone  (sax, canto, chitarra), Matteo Castellan (piano e fisarmonica) e Stefano Casti (contrabbasso, basso elettrico).

Lo spettacolo, tra parole e musica, è ispirato alla vicenda umana del filosofo e uomo politico Antonio Gramsci e propone un repertorio sonoro intrecciato con brevi letture, narrazioni e memorie personali che raccolgono le esperienze degli autori vissute in Sardegna e a Torino.

Come sempre, visite guidate ed escursioni arricchiranno le serate di spettacolo. A Sadali saranno curate dalla cooperativa Le tre fate (www.escursionisadali.it).

Intanto, sempre il 15 luglio andrà in scena a Genoni lo spettacolo della compagnia Teatro Sassari LA MADRE, tratto dal romanzo di Grazia Deledda, adattamento teatrale e regia di Ignazio Chessa.  Fino a settembre il Nurarcheofestival sarà ospitato anche da altri siti e luoghi, che verranno via via annunciati.

Si prosegue sabato 16 a Nurri, al Parco archeologico di Sardajara, dove Iaia Forte, alle 21.30, leggerà  ISTANTANEE e LA LEZIONE DI CANTO di Katherine Mansfield, con la regia di Marco Rampoldi, al pianoforte Gianluca Sambataro.

Miss Ada Moss e Miss Meadows: contralto prestata alla carriera di comparsa la prima, insegnante di canto in una scuola femminile la seconda. Alla ricerca di un lavoro per pagare l’affitto della pensione da troppo tempo non pagata la Moss, disperata per una lettera in cui il fidanzato si dichiara “inadatto al matrimonio” la Meadows. Vite che possono cambiare per un incontro inatteso o una notizia inaspettata. Rivolgimenti che durano lo spazio di una mattinata, attimi che vengono scanditi dai motivi orecchiabili di un’aria o di una canzone.

Iaia Forte, con il suo stile diretto, umano, caldo, alternando il racconto al canto, accompagnata al pianoforte da Gianluca Sambataro, legge due fra i più delicati lavori di Katherine Mansfield, che nella sua breve vita a cavallo fra ‘800 e ‘900 ha lasciato un gran numero di brevi capolavori, che hanno appassionato generazioni di lettori e lettrici. Due storie simmetriche, che mettono in luce, con poesia e delicatezza, come speranza e disperazione possano venire ribaltate nello spazio di un istante.

 

PENELOPE è il titolo della performance di teatro-danza della Compagnia Residui Teatro di Madrid, che verrà accolta dal Nuraghe Arrubiu di Orroli domenica 17 alle 21.30. Con in scena Viviana Bovino, che cura anche testo e coreografia, sotto la regia Gregorio Amicuzi, lo spettacolo parla dell’altra faccia del viaggio di Ulisse. Questa faccia, ricca di fascino, è quella della sua moglie fedele, paziente, della sua amata e amante, quella di Penelope. Che rappresenta l’altra parte dell’Odissea, l’immobilità, l’attesa. Penelope immagina a distanza le avventure del mitico viaggiatore, soffre per questa distanza, pur vivendo in un apparente stato di quiete. Può solo volare con l’immaginazione. E’ una donna sola, che aspetta, che evoca amore e nostalgia, che viaggia attraverso il suo corpo, interiorizzando tutti i suoi sentimenti ed esprimendoli sulla scena, fra dolcezza, ricordo e rabbia. L’obiettivo della compagnia madrilena è quello di esplorare il complesso mondo di Penelope, la condizione femminile contemporanea, di parlare tramite lei delle circostanze e delle conseguenze che la guerra e i conflitti portano, riflettendo anche sulle tragiche migrazioni che lasciano scie di morti nel Mediterraneo. Il viaggio di Penelope si mette in relazione con quesllo avventuroso di Ulisse, e lei rappresenta fisicamente un campo di battaglia di amore e guerra.

Gli spettacoli che avranno come palcoscenico naturale il Nuraghe Arrubiu saranno tutti preceduti dalla visita guidata al sito a cura della cooperativa Is Janas (su prenotazione).

Nel centro storico di  Sadali, ai Giardini Podda, il 18 luglio alle 18 sarà la volta di AMORI DA PALCOSCENICO, da Shakespeare, Goldoni, Rostand, produzione del Teatro del Segno, di e con Stefano Ledda, con Rossella Faa e Marta Proietti Orzella. Lo spettacolo porta in scena un susseguirsi di scene  amorose, giochi, schermaglie, passioni e turbamenti tratti dalle più celebri opere della letteratura  teatrale. Il pubblico vedrà alternarsi sotto i propri occhi alcune famose scene d’amore, ma anche quelle meno conosciute, dalle più leggere alle più drammatiche, dal balcone di Romeo e  Giulietta, alla passione di Cyrano per la bella Rossana, la difficile conquista della Bisbetica Lisetta, dalla morte di Piramo e Tisbe, alla gelosia di Otello, agli intrighi de Le Relazioni Pericolose. Insomma dalla commedia degli equivoci alla tragedia, le mille sfumature di colore dell’amore. Lo spettacolo vede anche la divertente partecipazione dell’attrice e cantante Rossella Faa, che come un vero cantastorie, esalta con la sua musica e i suoi racconti i momenti dello spettacolo, rendendo ancora più vivace l’interazione con il pubblico.

Stesso giorno, il 18, Stefania Rocca, attrice di cinema, tv e teatro nota al grande pubblico, approderà al  Nuraghe Arrubiu di Orroli alle 21.30. Con la regia di Iaia Forte sarà protagonista di ATTRAVERSANDO UN PAESE SCONOSCIUTO, da Annamaria Ortese, scrittrice del secolo scorso, premio Strega con quello che è stato il suo libro più conosciuto, “Poveri e semplici”.

“Ho un profondo amore per Annamaria Ortese, per la sua lingua così immaginifica e ricca, per la sua capacità di scuotere il lettore spostandolo sempre in territori non consolatori”, scrive nelle sue note Iaia Forte. “Quando ho letto i suoi saggi contenuti in “Corpo Celeste” (una miscellanea di ricordi e riflessioni sulla vita e sul mestiere di scrivere), mi hanno toccato così profondamente che ho desiderato subito metterli in scena: Stefania Rocca è un’attrice intelligente e piena di ardore, mi è sembrata la persona più adatta a comprenderli e assumerseli, e così è nato lo spettacolo. Vogliamo dare voce a una visionaria, a una donna che non si è mai piegata a nessuna forma di conformismo e di servilismo. E speriamo che fare questo “viaggio” con lei, dia agli spettatori la stessa bellezza ed energia che ha regalato a noi”.

 

Il 19 luglio ASMED presenta a Sadali, alle 18, ai Giardini Podda ZATÒ E YCHÌ (progetto, regia e costumi: Senio G.B. Dattena; coreografia e danzatori: Valeria Russo e Lucas Monteiro Delfino; percussioni: Marco Caredda, Cinzia Curridori; realizzazione costumi: Stefania Dessi, le allieve dell’Istituto per i Servizi Sociali S.Pertini – Cagliari e del Liceo Artistico G.Brotzu – Quartu Sant’Elena. Zatoychi, Zato’ per gli amici, è un invincibile spadaccino cieco della tradizione giapponese. A lui in Giappone hanno dedicato numerose serie tv e di recente un film. A lui, alla sua figura ironica, si è ispirato Senio Dattena per la performance di ASMED. Zatoychi divide in due la sua anima, scindendosi in forma maschile e femminile, e diventa Zato’ & Ychi’, due samurai che si scontrano in tre cruentissimi combattimenti, sostenuti e incalzati nel loro serrato confronto da clangori metallici e dal ritmo profondo delle percussioni. I costumi indossati dai due danzatori sono un elemento essenziale. Trapunti di miriadi di campanelli, sono infatti i costumi stessi a creare una colonna sonora e a dettare in parte, col loro peso e volume, il movimento dei protagonisti in scena. La performance procede secondo una sorta di sottrazione, ma la tensione permane inalterata e intensa. Chi sono i guerrieri? Appartengono a una civiltà umana dimenticata da milioni di anni? Sono i superstiti di un futuro postatomico?

 

Sempre il 19 a Nurri al Parco archeologico di Sardajara, alle 19, ecco CAMMINA… CAMMINA…. LUCERTOLINA, da una fiaba di Maria Lai e Giuseppina Cuccu, drammaturgia, scene e regia di Giampietro Orrù, con Maura Grussu e Nanni Melis, musiche di e con Ottavio Farci e Veronica Maccioni, produzione di Fueddu e Gestu.

Lucertolina, di pietra in pietra, gioca e danza, ma all’improvviso il tempo muta d’umore, il cielo si oscura e la pioggia battente costringe Lucertolina a cercare riparo. Intanto una lenta lumaca ride sorniona, tranquilla nella sua casa ambulante. Una tana fra i sassi offre riparo alla lucertolina bagnata che però ha paura: si trova forse nella casa di un topo o di un pericoloso serpente? Poi in fondo al riparo una voce lontana, come un richiamo la attira. Lucertolina curiosa si lascia guidare da quella voce: laggiù c’è un segreto, ma…

Attraverso il linguaggio dell’arte e della poesia, Fueddu e Gestu trasporta la fiaba di Maria Lai e Giuseppina Cuccu sulla scena ed è gioco, magia di parole, gestualità e musica dal vivo.

E ancora il 19, ma al Nuraghe Arrubiu di Orroli, alle 21.30, arriva Tommaso Ragno, interprete poliedrico (teatro, cinema, tv) di alto spessore, che proporrà UNA RELAZIONE PER UN’ACCADEMIA, un reading tratto dal testo di Franz Kafka.

Si chiama Pietro il Rosso la scimmia a cui Franz Kafka diede voce nel 1917 con un racconto breve pubblicato su una rivista. Pietro viene catturato mentre è con il suo  branco, ferito da due pallottole, una al volto, da qui il soprannome il Rosso, una all’anca, che lo rende zoppo. Dopo la prigionia, in una cassa su una nave che lo sta portando in Europa Pietro capisce: può imitare molto bene gli uomini e garantirsi una forma di libertà che lo porterà nei teatri a esibirsi. Dopo quasi cinque anni, gli antropologi che lo invitano all’accademia per raccontare la sua storia si trovano davanti una scimmia-uomo calma, riflessiva, ironica, che si racconta con una vena di malinconia, rabbia e accusa che percorre tutta la narrazione. Tommaso Ragno interpreta il testo di Kafka accompagnando il pubblico in un viaggio davvero singolare.

 

Si torna a Sadali, ai Giardini Podda, il 20 luglio, alle 18, con  DONNE PASSIONI RIVOLUZIONI, di e con Manuela Loddo, regia di Romano Usai (Produzione Art’In). L’attrice e musicista presenta il suo nuovo spettacolo, che sarà arricchito dai brani del pianista Fabio Piazzalunga, artista di fama internazionale e docente al conservatorio di Bergamo, le cui note vestiranno di magia il viaggio tra passioni e rivoluzioni. In un crescendo di emozioni, metamorfosi e rivelazioni, l’artista cagliaritana ripercorrerà le vicende straordinarie di tre pioniere che hanno segnato il loro tempo cambiando il corso della storia. E poiché “Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto”, come insegnava Italo Calvino, i nomi delle protagoniste sono celati per lasciare al pubblico il piacere della scoperta. Con un graduale percorso di svelamento, gli spettatori saranno travolti dai continui rimescolamenti di identità che, tra colpi di scena e paradossi, porteranno alla ricomposizione del reale profilo dei tre personaggi interpretati.

 

Il Nuraghe Arrubiu di Orroli  ospiterà il giorno seguente, il 21, alle 21.30, BENJI, di Claire Dowie, con Chiara Tomarelli e la regia di Pierpaolo Sepe (produzione In Arte). Dal genio della  Dowie, scrittrice, attrice, poetessa e pioniera dello stand-up theatre, una delle figure più anticonformiste del teatro contemporaneo, l’opera racconta di un grave disagio psichico, mettendo in scena una personalità scissa che per esistere in una collettività oppressiva deve crearsi un amico immaginario. Attraverso il racconto della sua vita, dall’infanzia, piano piano si disvelano le emozioni più profonde di questa giovane donna, entrando nel vortice del suo pensiero e del suo disagio. Della giovane donna si sa tutto, ma non il nome. Benji è il nome della sua amica immaginaria, prodotto di una mente bambina, che cerca riparo ed equilibrio in una realtà altra. Benji è tutto ciò che dentro di lei urla per essere ascoltata e aiutata ma non riesce ad essere accolta dal mondo esterno, dai genitori, dai professori, dai medici. Claire Dowie, sempre attenta ai mutamenti della società, mette l’accento su uno dei temi chiave della nostra tormentata fine di secolo e millennio, che tante ansie e preoccupazioni genera in molti: il tema dell’identità.

 

CASSANDRA VENTIVENTI,la coproduzione Il crogiuolo/Botti du schoggiu, sarà lo spettacolo ad andare in scena a Sadali, ai Giardini Podda, sabato 23 luglio alle 18. Ispirato al romanzo “Cassandra” di Christa Wolf, con testo e regia di Susanna Mannelli, Rita Atzeri protagonista, il commento sonoro dal vivo di Antonio Pinna e un’installazione di Marta Fontana, il monologo per un’attrice e partitura sonora si apre su una donna  addormentata dentro  una gabbia. La donna si sveglia in uno stato di profonda amnesia, non ricorda chi è e perché è prigioniera. Intorno a lei pochi oggetti appesi alle sbarre, a terra una grande e pesante coperta su cui sono tessute immagini che richiamano simboli di società archetipiche. È proprio attraverso la coperta che riesce a ricostruire la sua identità, a rileggere e ricapitolare la sua vita e come nella tragedia sofoclea chiede agli spettatori di esserne i testimoni.

In un flusso di coscienza la donna ripercorre la sua vita, consapevole che non è la prima volta, e che ogni volta si sente riattraversare dal dolore provocato dal ricordo delle menzogne che hanno caratterizzato la sua vita, fatta di intrighi di potere e di convenzioni che l’hanno corrotta fin dall’infanzia. La prigionia a cui sembra costretta all’inizio è una cattività simbolica (Cassandra entra e esce dalla gabbia più volte), metafora di una condizione interiore  che riguarda ogni essere umano. Attraverso la coperta, lo spettatore si trova di fronte a scorci di vita vissuta, palpitante di amori corrotti  dalle guerre, ricatti, speranze, desideri, agli incontri con Paride, il fratello, Enea, il grande amore mai pienamente realizzato, Arisbe, la prima moglie del padre.

Il 25 ancora il mito greco al Nuraghe Arrubiu di Orroli, alle 21.30 con WHY, CLITENNESTRA, WHY?, tratto da “Clitennestra o del crimine” di Marguerite Yourcenar, regia di Maria Assunta Calvisi (produzione Effimero Meraviglioso), con Miana Merisi, i danzatori Alessandra Corona e Guido Tuveri, la voce fuori campo di Luigi Tontoranelli, le  musiche di Thomas Lentakis, i costumi di Marco Nateri (realizzazione video: Ennio Madau; disegno luci: Stefano De Litala).

Il testo è inserito in “Fuochi”, dove la Yourcenar ha raccolto una serie di prose liriche collegate dal tema dell’amore. Amori guardati sotto una lente soggettiva e dissonante che fa intravedere possibilità diverse e originali di lettura. Anche nel caso di Clitennestra dove l’amore prende il sopravvento sulla vendetta. Viene da chiedersi: perché ha ucciso l’unico uomo che ha amato disperatamente e ha aspettato per dieci lunghi anni? Perché Clitennestra ci riguarda oggi? Cosa ha da svelarci un uxoricidio in un’epoca di femminicidi efferati e ormai ricorrenti come un virus? Lo spettacolo vuole affondare le mani in questo terreno scivoloso, senza pretendere di dare risposte, e  si racconta con le parole, l’intensità dei corpi, con le immagini suggestive proiettate a tutto schermo ma anche su corpi o oggetti con la tecnica del video mapping e con intense musiche originali.

Ancora a Sadali, ai Giardini Podda, il 26 luglio, alle 18, con PRIVILEGIATI, da “Lo straniero” di Albert Camus, di e con Silvia Cattoi, collaborazione Juri Piroddi, una produzione Rossolevante.

Nelle sue note Silvia Cattoi scrive: “Ho incontrato Albert Camus e le sue opere all’università. Natalie, una compagna di studi belga, mi aveva suggerito di portarlo come autore per l’esame di drammaturgia. Da allora non ha mai smesso di accompagnarmi in tutte le tappe della mia vita.

“Caligola” è stata la prima opera che abbiamo portato in scena come Rossolevante. “Lo straniero”, opera prima di Camus, è un romanzo potentissimo, che ho letto e riletto. Mi è capitato più volte di regalarlo alle persone a cui tenevo. “Privilegiati” nasce da questa passione mai sfiorita negli anni. È l’ultimo capitolo de “Lo straniero”, un capolavoro nel capolavoro. Con l’aiuto di alcuni brani di Admir Amar e di due canzoni dei Doors accompagno lo spettatore nella cella del protagonista del romanzo. Solo, tra quelle quattro mura, aspettando il giorno in cui sarà giustiziato, un uomo è a tu per tu con i propri pensieri. Per chi ha già letto il romanzo sarà un modo per ascoltare in maniera diversa ciò che ha già letto, per chi non conosce Camus spero sia l’inizio di un amore”.

 

E sempre a Sadali (Giardini Podda) il 27, alle 18, arriva il Teatro Bertolt Brecht di  Formia con  I MUSICANTI DI BREMA RACCONTANO, con Maurizio Stammati e Chiara Di Macco, adattamento di Pompeo Perrone, regia dello stesso Stammati.

Quattro animali in fuga contro i soprusi e le prepotenze degli umani ma poi la soluzione è: ‘l’unione fa la forza’. Metafora del presente con risvolti attualissimi, lo spettacolo, raccontato con tecniche miste e con musica dal vivo, riflette sulla fuga e sull’approdo, sull’amicizia e il sopruso con uno sguardo all’utopia di un luogo dove tutto si fa più giusto e libero.

Sono tante le domande che nascono dalla visione di questo spettacolo: è giusto liberarsi degli affetti quando diventano vecchi e non più ‘produttivi’? E’ giusto sognare un posto migliore dove poter vivere senza sentirsi schiavi ma semplicemente seguendo le proprie aspirazioni? La gattina poetessa Emily e il gallo pittore Chagall riusciranno a raggiungere i loro amici a Brema o si accontenteranno della casa nel bosco?

Marco Baliani, attore, drammaturgo, scrittore, colui che ha dato il la in Italia al teatro di narrazione, sarà al Nuraghe Arrubiu di Orroli il 28 luglio alle 21.30, impegnato in  OPPOSTI FLUTTI (produzione Casa degli Alfieri).

Così racconta:” Ci sarà anche il mare dentro le tante ‘opposizioni’ che guidano questo percorso narrativo. Il mare che con i suoi flussi separa o unisce, che rifiuta o che accoglie, sempre irrequieto, come noi umani che ci dibattiamo tra opposte visioni e opposti sentimenti. Racconterò di come la scrittura si oppone alla voce che narra, andando molto indietro nel tempo quando qualcuno cominciò a incidere su tavolette d’argilla strani segni che potevano essere interpretati solo sapendoli ‘leggere’. Ci sarà poi un misterioso biglietto a mettere in crisi la parola identità, opponendo lo sguardo degli ‘altri’ alla pretesa sicurezza del nostro io.

Infine dopo aver attraversato mari diversi, antichi e contemporanei, ci troveremo faccia a faccia con l’ultima opposizione, quella tra noi umani e la natura, e sarà una storia africana a raccontarcela. Ogni coppia di opposizioni sarà dunque veicolata da un racconto.

Seguendo il pensiero del filosofo Ernst Bloch, mi proverò a ‘pensare anche affabulando’. Partendo da storie popolari, miti, fiabe, leggende, la parola narrata compie continue digressioni. E a guidare dall’alto il mio sguardo sarà il dio degli opposti, quel fanciullo armato di arco che semina al contempo passione e distruzione, desiderio e ripulsa, l’alato Eros che continua da millenni a insidiare le nostre anime mortali”.

E Baliani il giorno dopo, il 29, sarà ai Giardini Podda di Sadali, alle 18, per presentare il libro

La pietra oscura (Bompiani). Un po’ romanzo d’avventura, di formazione, un po’ fantasy ecologista, il libro incrocia vari generi per raccontare la scoperta di una pietra dotata di poteri particolari da parte di cinque ragazzi che frequentano la terza media.

 

Venerdì 29 al Nuraghe Arrubiu di Orroli , alle 21.30, sbarcherà CATTIVO, monologo tratto dall’omonimo romanzo di Maurizio Torchio, adattamento del testo ed interpretazione di Tommaso Banfi, attore di solida formazione fra teatro e cinema, regia di Giuliana Musso, una delle signore del nostro teatro contemporaneo (musiche, progetto sonoro e disegno luci di Claudio Parrino, scene di Francesco Fassone).

Il testo di questo monologo nasce dal romanzo di Torchio “Cattivi” (Einaudi, 2015). Secondo romanzo dell’autore, ha per protagonista un detenuto condannato all’ergastolo e “dimenticato” nella cella di isolamento di un carcere-isola. Una scrittura tesa e sospesa, una voce che ascolta mentre dice, che a volte abdica senza resistenza al silenzio e che diventa gesto, sospiro, sguardo. Un racconto a tratti lirico, come quando osserva dall’alto il mondo-carcere o il tempo immobile dell’isolamento, a tratti essenziale e semplice come l’umanità resiliente del protagonista. La vita prima, la vita dopo, l’istante del crimine che segna l’intera esistenza, la nudità della propria colpa: la poesia si annida nei dettagli degli eventi, nei particolari dove la vita del carcere si raccoglie. La forza poetica di questo monologo sta anche nella recitazione di Tommaso Banfi, così tecnicamente sofisticata da far scomparire l’attore e dimenticare ogni teatralità.

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E alla stessa ora (21.30) a Nurri (Parco archeologico di Sardajara) la prima versione italiana assoluta di ABRAHAMS BARN – FIGLI DI ABRAMO di Svein Tindberg, con Stefano Sabelli, traduzione, adattamento e regia di Gianluca Iumiento (che ha diretto per oltre un decennio l’Accademia delle Arti Sceniche di Oslo, equivalente dell’Accademia nazionale d’Arte drammatica in Italia), una produzione del Teatro del Loto.

Il Teatro del Loto di Teatrimolisani ha acquisito i diritti di rappresentazione per tutto il 2022 e 2023 di FIGLI DI ABRAMO, fortunato testo di Svein Tindberg, attore e drammaturgo norvegese che, rivelatosi in Norvegia e in tutta la Scandinavia grazie a quest’opera, ha conquistato per Abrahams Barn il Premio Hedda (con il Premio Ibsen, il più alto riconoscimento del teatro scandinavo) e soprattutto un pubblico che ha superato nella sola Norvegia i 100mila spettatori. Un piccolo grande miracolo di teatro di narrazione che ha cominciato la sua ascesa dai teatri off di Oslo, fino ad arrivare ai più grandi e importanti palcoscenici scandinavi. Nel testo e nello spettacolo di Tindberg risiede un’opera in grado di scavare con profondità e ironia nell’origine della Storia dell’Uomo.

In Abrahams Barn Tindberg raccontando la storia dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam evidenzia soprattutto come tutti i fedeli di queste religioni affermino che Abramo sia “il loro” antenato. Un uomo. Due figli. Tre religioni. Tindberg voleva scoprire chi fosse Abraham, l’uomo che è stato così importante per miliardi di persone per diverse migliaia di anni.
Ed è il direttore artistico del Teatro del Loto Stefano Sabelli – che nel 2021, nel ventennale dell’11 settembre e dell’abbattimento dei Buddha di Bamiyan, ha realizzato un tour in Italia con LE VIE DEL BUDDHA, monologo a temi archeologici e religiosi – a interpretare in italiano il monologo di Tindberg.

Giuliana Musso sarà in scena il giorno dopo, sabato 30 luglio, alle 21.30, al Nuraghe Arrubiu di Orroli. La Musso, attrice, autrice, regista di grande sensibilità (Premio Hystrio per la drammaturgia 2017, Premio della Critica 2021, ha dedicato gli ultimi vent’anni alla scrittura e l’interpretazione di spettacoli di teatro d’indagine) propone MIO EROE, di cui cura testo e regia, con la collaborazione alla drammaturgia di Alberto Rizzi, le musiche eseguite da Andrea Musto (produzione La Corte Ospitale).

Il tema generale è la guerra contemporanea, il soggetto è ispirato alla biografia di alcuni dei 53 militari italiani caduti in Afghanistan durante la missione ISAF (2001- 2014), la voce è quella delle loro madri. Le madri testimoniano con devozione la vita dei figli che non ci sono più, ne ridisegnano il carattere, il comportamento, gli ideali. Costruiscono un altare di memorie personali che trabocca di un naturale amore per la vita. Cercano parole e gesti per dare un senso al loro inconsolabile lutto ma anche all’esperienza della morte in guerra, in tempo di pace.

Nell’alveo di questi racconti intimi, a tratti lievi, a tratti drammatici, prende però forza e si fa spazio un discorso etico e politico. In Mio Eroe la voce stigmatizzata della madre dolorosa esce dagli stereotipi e si pone interrogativi puntuali sulla logica della guerra, sull’origine della violenza come sistema di soluzione dei conflitti, sul mito dell’eroe e sulla sacralità della vita umana.

Il dolore delle madri può superare la retorica militaristica che ci impedisce di ragionare sulla guerra quando siamo difronte al feretro coperto dal tricolore e in queste testimonianze femminili il tema della pace e quello della maternità risuonano per quello che ancora sono: pubblicamente venerati e segretamente dileggiati. Solo alla fine del monologo sarà forse visibile, come una filigrana in controluce, che la voce delle madri piangenti è la voce della razionalità umana.

Domenica 31, alle 18, ai Giardini Podda di Sadali ci sarà Paolo Panaro, altro attore di particolare rilievo, con uno spettacolo da lui diretto e interpretato, LA ZIA D’AMERICA da Leonardo Sciascia, uno dei tre racconti della raccolta “Gli zii di Sicilia” (produzione Centro Diaghilev). 1943. In un non precisato paese dell’interno della Sicilia, il giovane protagonista racconta delle speranze e delle paure che con i suoi concittadini vive nell’attesa dell’arrivo delle truppe alleate. Si ha l’impressione che i grandi eventi storici non sfiorino nemmeno questa estrema provincia siciliana di cui il narratore si fa cronista attraverso un personale percorso mnemonico. Eppure gli americani arrivano. Se una parte del paese si dà a bruciare ritratti di Mussolini e tessere del fascio, l’altra parte festeggia i liberators che sono soltanto cinque soldati americani. Viva la libertà gridano quelli che fino all’altro ieri avevano gridato Duce per te la vita! Questa è l’atmosfera all’indomani della Liberazione. I fascisti rimasti in paese hanno paura, soprattutto lo zio del narratore che ai tempi di Mussolini rivestiva il ruolo di segretario amministrativo del fascio. Gli eventi si infittiscono: l’armistizio, la Repubblica di Salò, le prime consultazioni politiche. Cominciano ad arrivare notizie dall’America, la ricca zia del protagonista scrive che presto verrà in Sicilia per un voto fatto alla Madonna del paese. Intanto la guerra è finita. L’Italia si divide fra monarchici e repubblicani, comunisti e anticomunisti. Arrivano gli aiuti americani e arrivano anche i pacchi dei parenti d’oltreoceano. Ma anche esortazioni e i ricatti dei parenti americani di dare il voto, nelle prossime elezioni, al partito della Democrazia Cristiana. Immediatamente dopo il trionfo del rassicurante partito di De Gasperi, giungono in paese la ricca zia americana e la sua famiglia. Ma i rapporti si logorano e la zia americana comincia a provare una vera insofferenza verso i suoi familiari. E quando gli americani anticipano il giorno di rientro negli Stati Uniti decidono di portarsi dietro l’unica persona veramente simpatica del paese, a loro modo di vedere: lo zio fascista.

 

Il cartellone principale della XIV edizione del NurArcheoFestival si chiude con il botto, è il caso di dire. Sarà Motus, storica compagnia di teatro di innovazione fondata da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, molto conosciuta anche a livello internazionale, a mettere il sigillo lunedì  1 agosto, allle 21.30, al Nuraghe Arrubiu di Orroli  con TUTTO BRUCIA, ideazione e regia di Daniela Nicolò e Enrico Casagrande, con Silvia Calderoni, attrice e performer icona di Motus, Stefania Tansini e R.Y.F. (Francesca Morello) alle canzoni e musiche live (disegno luci: Simona Gallo; direzione tecnica e luci: Simona Gallo e Theo Longuemare; ambienti sonori: Demetrio Cecchitelli; design del suono live: Enrico Casagrande; sculture sceniche, video e grafica: Vladimir Bertozzi; una produzione Motus e Teatro di Roma – Teatro Nazionale con Kunstencentrum Viernulvier – BE).

Porto il lutto per i figli morti in guerra Per le donne fatte schiave Per la libertà perduta Oh amate creature, tornate, venite, venite a prenderci! Silvia Calderoni/Ecuba sussurra queste parole intrecciate alle musiche e lyrics di R.Y.F. (Francesca Morello), Stefania Tansini squarcia l’aria con un pesante coltello e un falcetto contadino, come nei riti collettivi di cordoglio scomparsi del sud Europa. Basta forse questa immagine per entrare in Tutto Brucia, una riscrittura delle Troiane di Euripide  attraverso le parole di J.P. Sartre, Judith Butler, Ernesto De Martino, Edoardo Viveiros de Castro, No Violet Bulawayo, Donna Haraway. Il lamento si propaga attraverso quel Mediterraneo nero che – allora come oggi – è scena di conquiste dell’Europa coloniale, di migrazioni e diaspore. Tra le rovine di uno spazio vuoto e stravolto, coperto da cenere e cadaveri di mostri marini, dove tutto è già accaduto, emerge la questione della vulnerabilità radicale. Il corpo rotto di Ecuba, la parola profetica di Cassandra, che vede oltre la fine, il grido spettrale di Polissena, l’invocazione ai morti di Andromaca, le violenze subite da Elena e infine il corpo più fragile e inerme, quello del bambino Astianatte danno voce ai soggetti più esposti e vulnerabili. Quali vite contano? Cosa rende una vita degna di lutto? È attraverso il dolore che le protagoniste nella scena tragica si trasformano materialmente, divengono altro da sé: cagna, pietra o acqua che scorre, elaborando la violenza subita. Una metamorfosi che apre verso altre possibili forme. E scrive il mondo che verrà. Perché la fine del mondo non è che la fine di un mondo.

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 Il crogiuolo

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