di Sara Spanu
‘I Thirsenoisin’ è il titolo del nuovo romanzo di Ignazio Salvatore Basile, scrittore, poeta e drammaturgo sardo che, come i protagonisti della sua opera, aggiunge un’altra pietra sacra alla sua produzione letteraria.
Thirsenoisin, infatti, significa ‘costruttori di torri di pietra‘ e con questo nome si identificano i Nuragici, popolo di pastori-guerrieri, abitanti dell’entroterra sardo, che ancora non riescono a convivere pacificamente con un altro popolo, gli Shardana, guerrieri anch’essi, ma provenienti dal mare e abitanti delle coste.
Su questo labile equilibrio di forze qualcuno, nell’ombra, ordisce una trama di odio e di vendetta, chi mosso da una mancata conquista amorosa e chi invece spinto da avidi guadagni dati dalla ricchezza mineraria dell’isola di Ichnussa.
L’autore sviscera questo conflitto per far affacciare il lettore a dinamiche più complesse: un rapporto padre-figlio che sembra ormai essere completamente perduto, una giovane donna che vuole essere padrona del proprio destino sfidando la legge degli uomini della sua tribù nuragica, un uomo che si discosta dalla tracotanza di un suo familiare.
Cifra stilistica dell’autore è l’alternanza fluida tra dialoghi, descrizioni e riflessioni personali dei personaggi. Questi ultimi sono ben caratterizzati, ne viene esaltata la psicologia, i desideri, i bisogni, gli obiettivi, il conflitto interiore.
Terra e acqua sono i due elementi identitari della nostra isola e del nostro sangue e Basile riesce a valorizzare questo aspetto fondendo le radici storiche dei sardi con la fantasia.
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