Mirella Freni : il ricordo di tre artisti sardi

Ph Il Resto del Carlino

Era il 3 febbraio del 55, quando il soprano Mirella Freni debuttava nel ruolo di Micaela nella Carmen di Bizet , questo fu l’inizio della sua straordinaria carriera. Il  teatro era quello della sua città, Modena. Proprio qui , nel foyer, prima delle esequie in Duomo,  il feretro del soprano ha sostato ieri mattina per dare la possibilità a centinaia di persone che l’hanno amata e conosciuta, di porgere il loro ultimo saluto.

Diversi sono gli artisti sardi che in qualche modo l’hanno conosciuta direttamente e indirettamente ricordando le sue doti e il suo carattere in tutte le sfumature. Io non ho avuto questa fortuna anche perchè non è mai venuta a cantare nel teatro della nostra città di Cagliari.

Il basso oristanese Francesco Musinu  la ricorda così: “Facevo parte del cast del Don Carlo , al teatro Comunale di Bologna, lo stesso in cui il secondo marito della Freni,  Nicolai Ghiaurov ricopriva il ruolo di Filippo II.  C’era un punto musicale particolarmente acuto  che lo faceva un po’ soffrire. Mirella Freni evidentemente protettiva nei suoi confronti  si è rivolta a noi che ci trovavano momentaneamente in platea dicendo candidamente  : “non mi gira mai questo MI!”.   Questo era solitamente il suo comportamento, signorile e misuratamente semplice ma anche schietto. Per me che sono cresciuto col mito di Ghiaurov e di sua moglie è stata una emozione immensa cantare lì con loro “

Il ricordo del soprano di San Gavino Paoletta Marroccu invece è legato alla città di Zurigo dove la Freni cantava spesso. “I colleghi del posto mi raccontavano che era una tipa molto alla mano e che durante le cene a casa,   si metteva tranquillamente a lavare i piatti, era insomma un’ anti-diva. Una volta, mi segnalò per sostituirla nella Fedora, perché sapeva che l’avevo appena debuttata a Vienna con Stefano Ranzani , che era stato suo genero. Poi purtroppo non se ne fece nulla perché io non potevo liberarmi, ma mi colpì comunque il bel gesto di fiducia nei miei confronti.

Il soprano Ilaria Vanacore ha avuto la fortuna di essere tra le ultime allieve della Freni, prima che la malattia le impedisse di continuare ad insegnare.

Potrei raccontare decine di aneddoti su come fosse severa, a tratti spaventosa, sulla difficoltà di soddisfare quelli che lei riteneva requisiti minimi per essere artisti, e su come ogni giorno si tornasse a casa dalle sue lezioni esausti e “smontati” del tutto. Potrei raccontare di come ancora, passati gli 80, facesse gli esempi con la voce piena, fresca e ferma come quella che aveva quarant’anni prima, o di come il suo modo di proiettare il suono mi abbia salvato più volte dalle difficoltà in scena. Ma era Mirella Freni, e queste cose le sanno tutti: il suo suono la racconta molto meglio di come potrei fare io. Più di tutto, la Signora mi ha insegnato il rispetto per l’arte di cui ci si fa forieri e il grande senso di responsabilità nei confronti del pubblico, dovere senza appello di chi ha ricevuto gratuitamente un talento molto grande: il dovere di educarlo col massimo rigore, e di donarlo indietro come fosse la cosa più bella del mondo, senza mai risparmiarsi. Questo era il messaggio della Signora, che si respirava in palcoscenico ancor prima che lei aprisse bocca. Questo ti faceva tremare i polsi e render conto in un attimo di essere davanti a una vera “grande”.

Nella foto sottostante Ilaria Vanacore è una delle allieve nella masterclass con Mirella Freni

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