Per i curiosi e giovani cantanti che vogliono capire di più sulle voci pucciniane, faccio una analisi di una delle opere più rappresentate del musicista toscano Giacomo Puccini: La Turandot
Analizziamo le due voci femminili principali: la principessa Turandot e la giovane schiava Liù. La prima è un personaggio che si presenta come una donna sanguinaria e fredda con tanta voglia di vendetta verso colui che tenterà di cambiarla. Lei vuole vendicare la morte atroce della sua giovane ava causata “da un uomo come te, come te straniero“, riferito al principe che vorrebbe sciogliere gli enigmi per poterla sposare ma che, in caso di errore, sarà condannato al taglio della testa. Tutto questo, avviene con l’uso di una vocalità aspra, quasi al limite del grido. Questo era sicuramente nelle intenzioni di Puccini perchè nello spartito, tutta la scrittura musicale è in una tessitura dove la ricerca del bel suono è quasi impossibile. E’ difficile trovare una cantante che interpreti questo ruolo con una voce bella, sarebbe in contrasto col personaggio.
Diversa è invece la vocalità di Liù, giovane schiava che nasconde dentro il suo cuore l’amore puro e disinteressato per il Principe, senza essere corrisposta. Se per la prima è previsto un soprano lirico spinto a momenti drammatico, per Liù invece è richiesta la vocalità di un soprano lirico o anche lirico leggero ma che abbia il centro della voce sonoro e che allo stesso tempo sappia affrontare con facilità le note acute tanto da poterle smorzare o crescere sempre in maniera morbida con grande tecnica. Ovviamente anche qui Puccini la agevola nella sua scrittura, decisamente più comoda rispetto a quella della principessa, il tanto che possa far emergere la dolcezza e la sensibilità del personaggio.
Vi posto di seguito due passaggi tratti dallo spartito dell’opera per canto e pianoforte. Il primo è il finale dall’aria della Principessa “In questa reggia” che esegue in coppia anche col tenore, e il secondo dall’aria di Liù “Signore ascolta”.