Erano gli anni 70 e, sulla scia dei gruppi musicali i giovani, come attratti dal suono di un flauto magico, migravano verso Londra alla ricerca di novità, libertà e benessere lavorativo.
Londra è sempre stata una sorta di paese dei balocchi per giovani, proprio come per Pinocchio e Lucignolo. Purtroppo molti di loro si sono ritrovati anche con lo stesso destino inseguendo ed emulando i grandi musicisti, proprio come i due personaggi di Collodi . Molti musicisti ci sono ancora, molti giovani no, intrappolati dalla finta libertà nell’ utilizzo di droghe di ogni genere.
Una città bella, da tanti punti di vista, affascinante ma piena di insidie. Chi ha avuto la forza di resistere ai falsi miti di quegli anni, oggi, può raccontarlo.
Oggi si va a Londra perchè si ha bisogno di lavorare, o di studiare migliorando il livello del proprio titolo di studio. In tanti casi però c’è la voglia di libertà, di sentirsi grandi, di sganciarsi dalla famiglia, quella famiglia che (nel senso positivo della parola) li ha ossessionati per l’ordine in casa, per il rispetto delle regole, per la pulizia e la collaborazione nella comunità; quella libertà di fare tutto ciò senza avere nessuno che controlla la loro vita.
Ma siamo sicuri che a Londra si trova davvero la libertà?
Punto primo. L’ossessione della sveglia. Alle 7 per andare a scuola si maledicevano tutti. A Londra, se ti va bene ti devi alzare alle 5 perchè le distanze per raggiungere il posto di lavoro sono enormi. Ben venga. Qui non si potrà maledire nessuno. Prendere o lasciare.
Punto secondo. Gli alloggi. Quasi sempre ci si deve adattare ad alloggi della peggiore qualità, con arredamenti che se stanno in piedi è già un miracolo e spazi ridotti all’inverosimile. I costi per una camera decente sono impossibili per chi inizia a lavorare. La condivisione è quasi sempre con persone sconosciute, dagli usi e costumi più svariati. Gli spazi di convivenza, se non si tengono ben puliti (perchè nessuno lo farà al tuo posto), rischiano di dare alloggio anche ai vispi e mitici topi inglesi. Ho sempre in mente quel fantastico film della Disney “Pomi d’ottone e manici di scopa”
Punto Terzo. Tempo libero. Si può dire che il tempo libero, se rimane, è davvero poco. Il lavoro e le lunghe distanze lasciano ben poco spazio a chi vuole dedicare qualche ora di palestra, qualche spettacolo, qualche serata al piano bar con gli amici. La stanchezza di giornate intense e sempre sotto pressione del proprio capo ti portano a crollare appena si mette la testa sul cuscino, e la sveglia che sembrava appena suonata, eccola che torna ancora più allegra del giorno prima.
Punto quarto. Il fine settimana. Finalmente giunge il tanto sospirato giorno libero. quasi sempre lo si dedica alla discoteca, voglia di svago, e di movimento. Per molti accompagnato da un forte mal di testa da stress di fine settimana appunto. Ma si va, liberi finalmente, senza nessuno che aspetta con l’orologio in mano.
In tutto questo però c’è la libertà di capire e conoscere la vita: sbagliare e rialzarsi, adattarsi, combattere ogni giorno contro le ingiustizie, che purtroppo esisteranno sempre; capire che non sempre c’è chi gioisce con te dei tuoi successi. Che salire di un gradino nel lavoro non significa diventare ricchi , ma guardare il centesimo con meno stress. Quelle regole suggerite in famiglia, segno di poca libertà ma necessarie a una giusta convivenza, anche nella società, devono essere rispettate a maggior ragione fuori casa. Non dimentichiamo che a Londra, forse più che in Italia, chi rispetta le regole è apprezzato e benvoluto e può sperare di avanzare a testa alta.