Schillelè è un’ espressione dello slang cagliaritano accompagnata quasi sempre dall’esclamazione: “Oooh, ooh schillelè”. I ragazzini la usano soprattutto quando devono dimostrare la loro forza verso un compagno più piccolo oppure una persona che vuole prevalere senza averne i mezzi.
Schillelè è anche il titolo del primo libro, autobiografico, dell’attore Gianluca Medas, in cui descrive la vita di un adolescente attraverso una serie di brevi racconti. Medas ci narra uno spaccato di storia cagliaritana che abbraccia un periodo tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’80.
I racconti sono momenti di vita semplice, quelli di un ragazzo di periferia vissuti tra scuola, parrocchia e piazzetta. Tanti gli argomenti toccati che hanno caratterizzato la sua vita in quegli anni: le bande e il bullismo, i primi amori, il primo bacio, i momenti goliardici, lo sviluppo delle droghe e la conseguente epidemia di AIDS, il senso dell’amicizia ( quella vera e quella falsa), i sogni e la passione sempre crescente per la musica e il teatro, quel teatro che lo ha visto giovanissimo sul palcoscenico con suo padre e i suoi zii della mitica ed eclettica famiglia Medas.
I racconti sono narrati con una semplicità diretta come solo Gianluca Medas sa fare. Chi, come me, ha vissuto l’adolescenza in quegli anni ci si ritrova in pieno, compresa l’esperienza dell’epidemia “epatite virale” scoppiata a Cagliari in quegli anni.
Eravamo in tanti ad essere ricoverati nella clinica pediatrica “Macciotta“. La cosa che più mi ha divertito è stato leggere la narrazione delle giornate del ricovero che passavano dalla drammaticità della malattia (punture dolorosissime e schifose medicine) a momenti di puro divertimento nello trasgredire le regole del posto. Inquietante la descrizione particolareggiata della terribile infermiera che pur di sfogare la sua frustrazione personale se la prende con i bambini malati, punendoli in ogni modo e spesso anche senza motivo. E’ un’ esperienza che ho vissuto anche io e che ho ritrovato in questo libro quasi come un copia incolla della mia memoria.
Tra gli episodi c’è anche quello del momento drammatico della perdita della madre, insegnante elementare, con conseguente divisione della famiglia e le difficoltà economiche; gli studi tra scuola pubblica e privata e quelli al Conservatorio di Musica legati poi alle esperienze teatrali divertenti come comparse nelle Opere liriche.
La passione per il teatro la si ritrova in particolar modo anche nella descrizione dei sacrifici affrontati per poter essere sempre in prima fila agli spettacoli della Stagione lirica: notti intere in fila davanti alla biglietteria per essere tra i primi all’apertura del botteghino. Sembra roba da medioevo soprattutto oggi, nell’epoca di internet. C’ero anche io, e sono contenta che Gianluca lo abbia ricordato. La nuova generazione deve capire quanto fosse forte per noi la passione per quel mondo diventato poi la nostra principale professione.
I libro di Gianluca Medas , edito dalla CUEC, è in vendita nelle migliori librerie.
FONTE: musicamore.blog.tiscali.it
Gianluca Medas in una foto di M. Carboni