Ricordo come fosse oggi, quell’annuncio che la direttrice di scena fece tra un atto e l’altro dell’opera “Uccelli” di Walter Braunfels. Un’opera lirico-fantastica rara, mai rappresentata. C’era una certa tensione per la difficoltà di questa esecuzione. Un’opera del 1920 difficilissima. Ma quel giorno, credo fosse la seconda recita, dietro le quinte c’era un’aria strana, girava voce che il soprano Giusy Devinu, grande artista cagliaritana che aveva compiuti gli studi al Conservatorio con molti di noi) fosse peggiorata nel corso della sua malattia. Una malattia che lei aveva tenuto nascosta per diversi anni nonostante fosse sempre sotto terapia . Nessuno immaginava che quel peggioramento, da li a poco, avrebbe portato così velocemente alla fine della vita terrena di Giusy.
Ricordo che alla notizia della sua morte, mi venne una sorta di malessere generale e la voglia di lasciare velocemente il palcoscenico per andare a darle l’ultimo saluto.
Il pubblico, all’annuncio della sua morte reagì con un forte brusio e poi con un silenzio impressionante, difficile da pensare con mille persone e più fra sala e palcoscenico . E Giusy, improvvisamente era lì,su quel palcoscenico che lei stessa aveva inaugurato insieme a tanti di noi nel 1993.
Oggi , a dieci anni dalla scomparsa , tutti ancora la ricordano come quel giorno che interpretò a Cagliari Violetta Valery nella Traviata, bella e brava con le sue acrobazie vocali del primo atto ma anche la sua grande espressività drammatica dell’ultimo.
Il comune di Cagliari, nel 2015, le ha dedicato l’arena antistante il Teatro Comunale mentre il Teatro Lirico di Cagliari, quest’anno, ha istituito un Concorso di canto a suo nome .