Turandot: ha vinto Sciola

Foto A.Atzori

Ieri sera, al Teatro Lirico di Cagliari è andata in scena la prima dell’opera Turandot di Giacomo Puccini, per la Stagione Lirica 2017. La produzione, nata nel 2014 porta la firma di un grande artista sardo: Pinuccio Sciola che proprio in questi giorni avrebbe compiuto gli anni. Ed è proprio la sua scenografia che ancora una volta stupisce lo spettatore! L’ambientazione geniale della fiaba, nella Pechino futurista, è stata vincente. Le luci strategiche di Simon Corder e i costumi di Marco Nateri, essenziali ma di valore, hanno contribuito  a  dipingere la glacialità della protagonista .L’uscita della principessa Turandot, secondo la regia di Pier Francesco Maestini e ripresa da  Alessandra Panzavolta, avviene dall’interno di un blocco immaginario di ghiaccio, situato sotto il trono dell’imperatore,  suo padre.
Nel 2014 il sovrintendente Mauro Meli ha avuto  un bell’intuito ad invitare  l’artista di San Sperate  a cimentarsi nella scenografia teatrale lirica. Se l’orologio del tempo non ci avesso privato troppo presto di questo artista, chissà quante altre belle ed emozionanti collaborazioni con la lirica, ci avrebbe riservato.
Il cast artistico ieri, però, non è stato all’altezza della situazione. I problemi si sono presentati quasi subito con la sostituzione del tenore Rudy Park, acclamanto nella edizione del 2014, che in tanti attendevamo. .  Il cantante coreano, durante la prova generale, non era riuscito a portare a termine l’opera, sicuramente per problemi di salute, e ieri ha lasciato il campo al tenore tunisino Amadi Lagha. Questa  è una voce importante, dotata di un grande volume ma ahimè con ancora tante pecche tecniche. Noi insegnanti di canto ci battiamo affinchè gli allievi imparino prima di tutto a respirare bene senza sollevare le spalle, ad amalgamare i registri , a cantare sul fiato e, morbidamente a fraseggiare. Ebbene, lui non ha fatto nulla di tutto ciò. Il suo è stato un canto senza binario, se così si può dire, Ha spesso allargato i suoni nel registro centrale creando un varco sempre più ampio col registro acuto. Al culmine della sua performance, quello in cui avrebbe potuto raccogliere i frutti esibendosi nella famosa romanza “Nessun dorma” purtroppo, ha ceduto. Il pubblico cagliaritano della prima, educatamente, si è limitato al non applauso risparmiandogli le “buate”.
La voce della principessa Turandot, interpretata dal soprano Susanna Branchini, pur non essendo di bellissima qualità, è rientrata nei canoni del personaggio richiesto da Puccini. Scenicamente è riuscita bene a dipingere la principessa di gelo . In tanti avremo voluto vederla sciogliersi con l’Amore, ma nella versione cagliaritana il Maestro si è fermato alla morte di Liù, il punto in cui Puccini ha lasciato prima di morire.
La voce  di Lìù era quella del soprano  Olga Busuioc . Lei contrariamente a Turandot ha invece una bella voce  ma nonostante ciò non è riuscita a delineare la dolcezza e l’amore per il suo principe. Nel suo canto,  ho sentito poco  fraseggio e mezze voci, (soprattutto  nella romanza “Signore ascolta”), gli elementi che Puccini ha scritto per questo personaggio (guarda partitura).  
Gli altri artisti sono stati nell’insieme più che decorosi.
Il giovanissimo direttore d’orchestra Alpesh Chauhan , che ci aveva deliziato con Beethoven durante la stagione sinfonica, deve ancora capire che l’opera è altra cosa.  Il coro (diretto da Gaetano Mastroiaco),  ha dato il meglio di se mostrando di essere sempre fuori dalle grandi sonorità orchestrali , avendo poi la parte in repertorio  ha camminato quasi da solo.Nei momenti di maggiore difficoltà però, avrebbe avuto bisogno di una direzione più esperta. Aggiungerei poi che , visto l’impegno vocale, sarebbe stato necessario qualche elemento maschile in più  (v. bassi).
Il coro delle voci bianche preparato con precisione da Enrico Di Maira, ha completato il cast.
Voglio aggiungere un plauso per l’impegno dei figuranti che è stato superlativo e con loro i geniali artisti del settore trucco e parrucco

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