La bella addormentata nel bosco, la bella fiaba che tutti noi da bambini abbiamo ascoltato dalle nostre mamme o letto prima della nanna, ha avuto diverse trascrizioni.
Le prime versioni però assomigliavano solo lontanamente a quella che tutti conosciamo
La storia era molto cruda: raccontava la vicenda della Bella Addormentata e del suo stupratore.
I saggi avevano avvertito il grande Re che sua figlia Talia sarebbe stata messa in grave pericolo di avvelenamento a causa di un lino presente a palazzo.
Così, il sovrano, bandì l’uso del lino a corte, ma come previsto, Talia si punse con una scheggia avvelenata mentre filava il lino sul suo fuso. Colto da grande disperazione, il re depose il corpo addormentato (o morto) della figlia su un velluto e lo lasciò nella foresta.
Qualche tempo dopo, un nobile ricco, mentre era a caccia nei boschi, si imbattè nel corpo abbandonato della Bella Addormentata.
Lungi dal darle un casto bacio come vuole la nostra versione della fiaba! Il nobile violentò il corpo addormentato della giovane, mettendola incinta. Nove mesi più tardi, la Bella Addormentata diede alla luce due bambini (Sole e Luna) e le fate della foresta si presero cura delle due creature mentre Bella Addormentata continuava nel suo sonno.
Allorchè le fatine attaccarono al seno della Bella Addormentata , i figli. Uno dei due, accidentalmente, scambiato il pollice di lei per un capezzolo le succhiò via la scheggia avvelenata. Fu così che Talia si svegliò dal suo sonno profondo.
Mesi dopo, il nobiluomo decise di tornare nei boschi per avere un altro rapporto sessuale con il corpo della Bella Addormentata, ma, con sua grande sorpresa, la trovò sveglia.
Il nobile le confessò di averla violentata e, di nuovo, ebbe un rapporto con la principessa ma questa volta nel fienile. Alla fine, lungi dallo sposarsi e vivere felici e contenti, l’uomo se ne tornò a casa dalla moglie. La moglie del nobile, però, scoperto il tradimento, ordinò che i figli di lui venissero rapiti e cotti vivi. Il cuoco, fedelmente cucinò e servì al nobile il piatto diabolico. Come il signore ebbe finito il pasto, la moglie gli annunciò: “hai mangiato ciò che è tuo!”. Ma,a quanto pare, il cuoco aveva un cuore tenero, e anzichè uccidere e cucinare i bambini, li sostituì con una capra.
Solo a questo punto Talia si ricongiunge ai figli e al suo stupratore e così vissero felici e contenti.
Questa versione fa parte della raccolta scritta nel 1600 da Giambattista Basile. Si intitola Il Pentamerone (50 racconti) nota anche come Lo cunto de li cunti, tradotto dal dialetto napoletano però solo nel 1747.