Il sogno di tutti noi studenti di canto era sicuramente quello di poterci esibire nei palcoscenici più importanti del mondo . Un sogno era anche quello di poter assistere anche solo ad uno degli spettacoli dell’Arena di Verona. All’epoca non c’erano i voli low cost e prendere un aereo e pagare un alloggio per noi studenti isolani era molto costoso.I nostri introiti erano le paghette date dai genitori e piccole somme guadagnate con lezioni private ad amici. Mettendo da parte il gruzzoletto riuscivamo a fare una vacanza estiva a 2 stelle.
Era la fine degli anni ’80. Un anno ci organizzammo, prenotando circa 5 mesi prima, un paio di spettacoli al’Arena di Verona con relativo viaggio e alloggio. Le richieste arrivavano da tutto il mondo e noi non potevamo rischiare di arrivare sul posto e non trovare biglietti. All’epoca non c’era internet nè tutte le opportunità di oggi. Le prenotazioni avvenivano via telefono dopo lunga ricerca sulla guida telefonica.
I Giapponesi , i coreani e i tanti appassionati dei vari continenti prenotavano anche un anno prima pur di assicurarsi una bella fila di posti centrali. Questi popoli adorano la nostra musica e lo si può vedere quando qualche teatro italiano si reca in trasferta in uno di questi paesi: il risultato è sempre il tutto esaurito.
Era il mese di luglio e la città di Verona con la sua grande Arena e la piazza circostante, pullulava di turisti da tutto il mondo. Una città viva, ricca di locali commerciali e luoghi caratteristici dove in ogni angolo si respirava musica di ogni genere. I manifesti e i sottofondo musicali ricordavano continuamente che ci trovavamo in una delle città italiane culturalmente più ricche. Le comparse dell’Aida sostavano intorno all’Arena , travestite da soldati egiziani, facendosi fotografare con adulti e bambini. Era chiaro a tutti che intorno all’Arena,questa città aveva un giro d’ affari enorme . Ricordo che faticammo non poco per trovare un alloggio a buon prezzo.
La sera dello spettacolo ci trovammo in mezzo ad una lunghissima fila di turisti di ogni colore e razza, tutti col biglietto in mano. Tante persone che parlavano lingue diverse ma, al momento in cui si intonava un motivo di Giuseppe Verdi o Puccini parlavano tutti la stessa lingua. Incredibile la musica, linguaggio universale! Quel giorno si rappresentava l’AIDA, la grande opera di Giuseppe Verdi che la fondazione Arena di Verona mette in scena ogni anno per la sua popolarità e maestosità scenica.
Una volta entrati e sistemati sulle gradinate,ognuno col proprio cuscino preso in affitto, abbiamo consumato la nostra cena al sacco e contemporaneamente fatto amicizia con i nostri vicini .Ognuno raccontava di questa o quell’opera che aveva visto in precedenza e delle varie edizioni con gli artisti più o meno noti. Un bel bagaglio di storia della musica lirica.
Ma ecco finalmente l’inizio. Dal buio improvviso si accendono le luci che illuminano gli ingressi dei professori d’orchestra che prendono posto nel golfo mistico. Si sentono i primi suoni dell’accordatura e poi, con l’arrivo del primo violino ecco che gli strumenti riescono a suonare tutti la stessa nota: il LA. Con l’ingresso del direttore d’orchestra ha inizio uno dei più grandi spettacoli della storia.
Un’atmosfera magica, indescrivibile, emozione pura. Erano centinaia le persone in costume di scena sul quel palcoscenico che lavoravano per noi, per regalarci emozioni. Il pubblico, che aveva riempito ogni angolo del monumentale teatro, rispondeva con applausi e ovazioni ad ogni romanza.
In questi giorni sono arrivate delle notizie terribili che riguardano l’Arena di Verona. Uno dei teatri più importanti del mondo liquidati a causa dei debiti. I debiti fatti da chi? Di chi è la colpa? E i tanti lavoratori che fine faranno?
Non riesco a capacitarmi di come una tale macchina produttiva come l’Arena di Verona possa aver generato dei debiti.
Purtroppo chi pagherà caro saranno i lavoratori che perderanno il posto di lavoro (anche se mi auguro che ci possano ancora essere delle trattative per evitare tale scempio) e i veri responsabili saranno ancora una volta liberi di continuare a far danni magari da altre parti.
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