Ieri sera ho riempito il mio tempo libero con musica di ogni genere. Qualcuno mi ha chiesto come avrei fatto a conciliare il diavolo e l’acqua santa ovvero il classico e moderno.
Quando la musica è fatta bene non ci sono distinzioni. La musica classica, leggera e pop se fatta con tutti i crismi è sempre musica e d’altronde come per me, anche tantissimi altri cantanti lirici si sono avvicinati al canto classico attraverso la musica leggera.
Ieri sono stata nel mio Teatro ad assistere ad un concerto diretto da Hansjörg Albrecht . Non conoscevo questo direttore . L’ho trovato di un livello molto alto e, miracolo, è stato uno dei pochi che ha saputo controllare bene le sonorità fra coro e orchestra.
Il programma, a mio avviso troppo lungo, prevedeva Meeresstille und glückliche Fahrt per coro e orchestra op. 112 e la Settima sinfonia di Ludwig van Beethoven; Prima Sinfonia in fa minore op. 10 di Dmitrij Šostakovi? e in chiusura Il Principe Igor: Danze polovesiane di Aleksandr Borodin. Due ore e mezzo di musica sono troppe. La seconda sinfonia sarebbe bastata a riempire una sola parte. Vabbè, queste sono considerazioni personali ma sta di fatto che qualcuno, ad un certo punto, ha preferito abbandonare la poltrona. Il teatro era abbastanza pieno e il pubblico ben preparato; una considerazione rilevata ascoltando i giudizi tra un tempo e l’altro. Le reazioni del pubblico mi incuriosiscono in modo particolare soprattutto quando, per anni si è stati dall’altra parte.
Il direttore Hansjörg Albrecht , ha curato coro e orchestra nel dettaglio in modo quasi maniacale, evidenziando i colori che gli autori chiedevano nella partitura. I pianissimi e i fortissimi finalmente avevano un senso. Dico finalmente perchè non tutti riescono ad ottenere questi risultati così ben definiti soprattutto con gli strumenti a fiato (più facile con gli archi) . Devo però fare un appunto. Pur mantenendo positivo il mio giudizio su questo direttore, non posso non sottolineare l’esecuzione delle danze Polovesiane come mediocre. Ho cercato senza trovarla, quella emozione provata tante volte quando ad eseguirla c’ero anche io. La voce si spiegava libera e con l’orchestra sentivamo che la sala era inondata del nostro suono. Dal canto suo il pubblico rispondeva calorosamente al finale maestoso. Purtroppo ieri questo non è avvenuto soprattutto perchè il coro e forse anche l’orchestra, era numericamente insufficiente per un brano del genere. Il risultato è stato quello di una esecuzione quasi cameristica che nulla aveva a che vedere con l’originale, e non mi si parli di esecuzione filologica .
Il diavolo e l’acqua santa? Questa era l’acqua santa, ma per il diavolo (Festival di Sanremo) vi rimando (a chi può interessare) ad altro post .
Nel video sottostante il finale delle danze Polovesiane di ieri sera
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