Il bimbo tra le colline

 

Quando ho ricevuto in dono questo libro, l’ho aperto subito attratta dalla foto di copertina: un bambino di dieci anni seduto sul cofano posteriore di una Fiat 850 .Ebbene, questa immagine nel suo insieme mi ha riportato indietro nel tempo, alla mia infanzia. Fin dalle prime pagine ho avuto la sensazione di essere dentro a un film  di cui già conoscevo trama. Quando i miei genitori ci annunciavano che avremo passato la domenica nella casa in campagna dei  nostri zii e cugini, non dormivo la notte per l’attesa di quell’avvenimento straordinario per me che ero nata e cresciuta in città.

Nando Cuccu è  uno scrittore, poeta e autore di bellissime canzoni, ma è anche colui che mi ha donato il libro sopracitato è grazie al quale ho potuto  rivivere i tempi della spensieratezza.

Il bambino decenne della copertina è lui, il protagonista della storia che vive esperienze indimenticabili nel paese del padre e in cui vivevano le sue due zie: Gonnoscodina in provincia di Oristano.

Il libro, come dice Alessandro Cilla nell’introduzione, dovrebbe essere adottato nelle scuole, perchè oltre che essere una raccolta di ricordi d’infanzia, riveste un carattere didattico, ricordando la vita di un tempo molto diversa da quella attuale.

Lo scrittore   ha avuta la bella idea di utilizzare qua e là frasi  in lingua sarda con l’immediata traduzione, e questo affascina il lettore facendolo addentrare meglio nello stile del racconto. Nelle ultime pagine del libro poi si trovano i tanti significati dei termini usati in lingua campidanese.

   Il piccolo Nando  amava questa vacanza lontano dalla sua città,  perchè si poteva immergere in quella natura incontaminata così diversa dalla sua vita quotidiana . Le giornate erano scandite soprattutto dai riti legati all’utilizzo dei prodotti della terra. Un esempio, la  conservazione dei pomodori per i mesi invernali: dall’imbottigliamento della passata a quello della essiccazione al sole. Ma anche dell’uva , che dopo la raccolta, parte di essa veniva lasciata riposare sempre al sole affinchè potesse diventare più dolce prima di farne del buon vino. E ancora: il frantoio, le olive   l’olio,l’asinello protagonista, ma anche i maiali, le pecore e la mungitura.

Nando non era solo un osservatore in tutto questo ma aveva dei compiti precisi , spesso i più faticosi, come quello, ad esempio, di lavorare l’impasto per le ostie da preparare per la Santa Messa.

Il protagonista racconta anche delle amicizie che intrecciava nel paese e di quando la domenica lo raggiungevano  il fratello con i cugini e con i quali trovava la complicità per  vivere sempre  nuove esperienze.

Un racconto fresco, semplice, profumato di natura e spensieratezza ,  scorrevole nelle descrizioni e di facile lettura.

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