Basta con le nomine politiche!

Ancora una testa che cade e ancora un’azienda come quella del Teatro lirico di Cagliari, senza dirigente.
Ieri, il consiglio d’indirizzo non ha riconfermato la nomina a sovrintendente per Angela Spocci perché non ha superato il periodo di prova.
Ma è mai possibile che non si riesca a trovare un dirigente in grado di gestire una situazione che peggiora di giorno in giorno ? E chi ne fa le spese? Ovviamente i lavoratori e i fruitori della musica.
Avendo lavorato per oltre un trentennio in questo teatro ho acquisito un minimo di competenza per poter esprimere il mio punto di vista su tutto ciò.
Noi lavoratori, musicisti e artisti del coro, ma anche tecnici e amministrativi (per la maggior parte),  quando abbiamo deciso di mettere a frutto il nostro titolo  per poterne fare una professione,  appena si è presentata l’occasione di un’audizione o un concorso, abbiamo inviato il nostro curriculum con la nostra domanda ( qualcuno l’ha affidata ad un avvocato  per non rischiare di sbagliarla in qualche passaggio,). Siamo stati poi convocati da una commissione competente, e ripeto competente, che ci ha, come si suol dire, spulciato in quelle che erano le nostre caratteristiche tecniche e professionali . Si doveva capire se saremo stati all’altezza del nostro ruolo. Ed ecco allora il punto cui voglio  arrivare: “perché non seguire lo stesso criterio anche per chi dovrà gestire il teatro?”
Il Consiglio d’indirizzo, all’apertura delle buste contenenti le domande e i curricula, dovrebbe selezionare prima di tutto coloro che posseggono i titoli specifici per poter essere all’altezza di un dirigente d’azienda teatrale: una laurea  in economia e commercio, una in gestione delle arti e dei beni culturali e se avesse anche una laurea in musica non guasterebbe. Con queste caratteristiche, a mio avviso, potrebbe essere   audizionato esattamente come è stato fatto con noi.
Ora mi metto dalla parte della commissione.  Dopo aver analizzato le carte chiederei al candidato di espormi il suo progetto su come intende risanare l’azienda; su come ha intenzione di trovare nuove risorse economiche; su come organizzare il lavoro per fare crescere la produzione, che aumenterebbe i finanziamenti pubblici, permettendo di far  lavorare in maniera continuativa anche i lavoratori precari. Insomma  come gestirebbe  il danaro pubblico relativo alla nostro teatro lirico,  “fabbrica culturale”  più importante dell’isola.
Dimenticavo…se il dirigente fosse sardo, completerebbe il quadro
Si lascino da parte i favori politici e una buona volta si faccia una scelta seria come avviene in tutti i teatri virtuosi .
Chiedo troppo?
 

2 commenti

  1. Sono condivisibili le considerazioni circa le scelte dei “vertici” del Teatro Lirico ma mi chiedo quale competenza avrebbe, a sua volta, il Consiglio d’indirizzo per giudicare le candidature, dato che i componenti sono nominati per via politica. E poi non dovrebbe parlar chiaro il curriculum dei candidati se davvero fosse veritiero, attendibile e soprattutto verificabile ?
    Certo leggere – come a suo tempo – “ha collaborato con X o Y o Z” significherevbe soprattutto appurare in cosa sia consistita la collaborazione. Si può collaborare anche servendo un caffè …

  2. Concordo, infatti avrei voluto aggiungere che anche per formare un consiglio d’indirizzo sarebbe giusto fare delle audizioni. Troppo rischioso …

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