Premetto subito che io sono fra quelle che ama la canzone napoletana soprattutto quando è eseguita magistralmente da grandi artisti siano essi di estrazione classica o folkloristica. Tutti noi conosciamo i grandi classici in tutte le sue sfumature. E’ un genere che nella storia della musica ha preso un posto di rilievo. E’ vero però che questo genere deve essere sempre inserito nel contesto giusto, serate aperitivo o piccole rassegne di folklore. Può capitare che un tenore nei suoi recital inserisca qualche brano classico napoletano, ma questa è altra cosa.
Ieri sera al Lirico di Cagliari , inserito nel programma della stagione Lirico-Sinfonica, si è tenuto un concerto dedicato alla canzone napoletana. Il tenore protagonista della serata è stato accompagnato da un gruppo musicale che ha suonato gli strumenti tradizionali. Io non ero presente per motivi personali ma ho voluto sentire invece i commenti di chi c’era. Di seguito posto il giudizio di un nostro abbonato che, amante della tradizione napoletana ha acquistato il biglietto per questa “memorabile” serata.
“Ieri sera sono andato a sentire il concerto, contento del fatto che finalmente venisse dato spazio alla splendida tradizione della canzone classica napoletana. Ma avevo fatto i conti senza l’oste ……. E l’oste é colui (o colei) che ha deciso la programmazione della stagione concertistica senza sapersi neppure render conto che “I Viatoledo classic” non erano assolutamente all’altezza di quella tradizione. Potevano andar bene magari per una festa di paese, ma non certo per un Teatro Lirico. Ecco dunque la composizione dell’ Ensemble: un mandolino, due chitarre (e fin qui tutto OK), una fisarmonica e UNA BATTERIA (!!!), strumenti, questi ultimi, che, come direbbe Di Pietro, non ci azzeccano assolutamente niente con la tradizione della canzone classica napoletana. Il cantante, poi, era un tenore assolutamente “mediocrissimo”. Per avere un’idea del tipo di esecuzione proposta, immaginatevi la splendida e romantica canzone “Guapparia” (la prima eseguita) accompagnata dall’inizio alla fine da un frastuono del batterista che picchiava ossessivamente sul tamburo, come si trattasse di un brano di jazz. Io ho sempre amato la canzone classica napoletana, che é autentica poesia in musica, e proprio per questo va eseguita con delicatezza e sentimento. Provate ad esempio a sentire (se riuscite a trovarli) i CD “Reginella” o “Passione” di Consiglia Licciardi, accompagnata da un ensemble (quello sì, rigorosamente tradizionale) composto esclusivamente da mandolini, mandole e chitarre. Insomma, di fronte ad uno scempio come quello di ieri sera, ho retto eroicamente fino alla terza canzone ma poi non ho potuto far altro che alzarmi e scappare. Pensate che ci siano gli estremi per poter chiedere il rimborso del biglietto? ” Gianni Puddu
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