Si intitolava da Le Roncole ai Nuraghi il concerto straordinario che si è tenuto ieri sera al Teatro Lirico di Cagliari. Per la prima volta, dopo quasi 34 anni ho cambiato postazione. D’ora in poi, quando vorrò, il mio posto sarà tra il pubblico.
Certo non sarà facile per me giudicare il concerto che comprendeva brani che ho eseguito decine, se non centinaia di volte dal palcoscenico. Ogni nota, ogni sfumatura , ogni segno sono scolpiti nella mia mente in maniera indelebile. Il concerto non l’ho ascoltato ma l’ho visto come se avessi avuto tra le mie mani gli spartiti.
I brani, erano tra i più popolari del repertorio lirico corale di Giuseppe Verdi (Trovatore, Aida, Macbeth ecc.) e del compositore cagliaritano Ennio Porrino che il coro, preparato da Gaetano Mastroiaco, ha eseguito senza problemi  lasciandosi plasmare dal direttore d’orchestra Stefano Rabaglia .   Nei brani per sola orchestra ed in particolare in quelli che riguardavano la parte dedicata a Porrino, il maestro Rabaglia è riuscito a trovare il giusto equilibrio facendo emergere ora i fiati, ora gli archi, ora gli ottoni, sempre in maniera equilibrata, ottenendo una vasta gamma di belle sonorità e sfumature.
Per quanto riguarda i solisti posso solo dire che il mezzosoprano Anna Maria Chiuri , dalla bella qualità vocale e dal timbro incisivo, ha ben interpretato i  personaggi verdiani (Azucena e Aida), ricordandomi in alcuni momenti la grande Fiorenza Cossotto. Il Tenore Roberto Iuliano era chiaramente fuori gioco per via di una evidente laringite. Penso che il pubblico però avrebbe gradito che fosse annunciata la sua indisposizione considerato che per questo motivo non è stato eseguito il duetto Manrico -Azucena.
Il concerto nel suo insieme è stato bello, anche se il programma ormai usurato non ha interessato il pubblico cagliaritano che ha preferito trascorrere  il fine settimana in altro modo.Poche volte mi è capitato di cantare in questa situazione, dove il pienone era composto quasi tutto da sedie rosse. E’ umiliante per i maestri e gli esecutori, che hanno studiato meticolosamente, vedere questa desolazione. E’ un po’ come un padrone di casa che  organizza una grande festa a casa sua dedicando giornate intere all’allestimento e poi, arrivato il grande giorno, nessuno si presenta all’ evento. Con questo ho detto tutto.
p.s. Che senso ha avuto tenere per quasi 3 quarti d’ora il coro sul palcoscenico se aveva finito di cantare? Il pubblico sperava che questi eseguisse almeno l’ultimo brano, la Danza di Desulo, che invece è stato proposto solo dall’orchestra.

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