Turandot con gli occhi dei figuranti

Ieri notte, con l’ultima recita, si è conclusa questa lunga esperienza di Turandot ad alta tecnologia. In questo blog ho raccontato tanti punti di vista soprattutto da parte degli artisti , ma non ho mai preso in considerazione i figuranti, o come si diceva un tempo, le “comparse“.

Eppure loro hanno avuto  ruoli molto importanti, quasi in primo piano: i “boia” , le ancelle, le controfigure, i danzatori.

Ieri sera durante una pausa ho voluto intervistarne alcune.


Laura Piras
mi racconti come hai vissuto questa esperienza? Era la prima volta su questo palcoscenico?

Esperienza ricca e interessante. E’ la quinta volta che vengo scelta per un’opera qui al Lirico . La mia prima volta è stato nel Don Quichotte. Ogni opera mi ha lasciato qualche cosa che mi ha arricchito perchè ogni regista è diverso così come i compagni di lavoro con i quali si instaura un rapporto di collaborazione e amicizia.

Tu vieni dal mondo della moda, come confronti queste due esperienze?

Trovo che abbiano molte cose in comune perchè si lavora comunque davanti ad un pubblico che deve ricevere qualche cosa, per cui il modo di porgersi è molto simile. E’ sempre spettacolo a 360 gradi.

Hai avuto in passato altre esperienze teatrali?

Si,  ho studiato recitazione all’Akroama con Lelio Lecis e questo sicuramente mi ha preparato ad esperienze di questo tipo.

Con la Turandot avete lavorato per quasi due mesi e mezzo  fra prove e recite, ci sono stati momenti in cui  per stanchezza avresti voluto mollare?

Assolutamente no, perchè in quest’opera c’erano sempre delle novità che andavano aldilà della fatica fisica, gli artisti sempre diversi,  l’esperienza tecnologica dei google glass che ha portato al teatro una visibilità mondiale, o quella del flash mob in spiaggia, a Villasimius ,originale mezzo per promuovere l’Opera. (clicca qui vedere il video).

Giorgia Barracu  invece viene da alcune esperienze cinematografiche. Il suo sogno è quello di fare l’attrice. Studia anche lei recitazione ed ha già lavorato anche con diverse compagnie teatrali.  E’ triste per la conclusione di questa Turandot che le ha dato tantissimo sia professionalmente che affettivamente.  “E’ la prima volta che lavoro in questo ambiente del Teatro Lirico, ed è anche la prima volta che con i colleghi non ho sentito alcuna rivalità ma anzi una grande collaborazione e complicità. Anche il rapporto con i cantanti ,il regista, e i maestri sostituti è sempre stato di disponibilità  perchè quando non si capiva  qualche cosa ci è sempre stato spiegato con garbo ed educazione “.

Voi avete avuto un trucco molto pesante e immagino abbiate passato molto tempo in sala trucco.

“Si, anche qui si è instaurato un bellissimo rapporto con le truccatrici e le parrucchiere dove , visto il protrarsi dei tempi di preparazione, c’era un continuo scambio di idee e di esperienze.”

Elisa Zedda , non è la prima volta che lavora sul palcoscenico del Lirico. Da bambina  ha lavorato nel coro delle voci bianche di Enrico Di Maira. Ha studiato arpa . Appassionata di musica in generale spera un domani di poter fare l’attrice. Intanto studia recitazione e canto jazz al Conservatorio di Musica . Prima di cominciare l’esperienza al Lirico era fra gli occupanti del teatro Valle  a Roma.

Cosa ti ha affascinato di più in questa produzione di Turandot?

Senza dubbio la bravura del coro. Io ero davanti a voi e sentire l’ampiezza del suono delle voci e la professionalità interpretativa mi mi emozionava sempre. Stesso discorso per il direttore d’orchestra veramente bravo e coinvolgente.

Michela Meloni invece è timidissima, non ama mettersi in mostra. Anche lei viene dal mondo della musica e dell’arte (studiava flauto traverso ed è diplomata dal liceo Artistico).  In passato anche lei ha fatto parte del coro delle voci bianche. Ciò che le piace del Teatro lirico,  è il dietro le quinte e cioè la professionalità di coloro che lavorano nell’ombra come scenografi, attrezzisti, maestri sostituti. “Sento di essere stata fortunata per essere stata scelta a vivere questa esperienza”.

Tra i figuranti maschili invece ci sono anche alcuni veterani come Gianni Achenza che ricorda la sua prima volta come comparsa nel lontano 1982 in Un Ballo in Maschera, l’anno in cui debuttava Giusy Devinu. Tanta esperienza in campo ma soprattutto grande passione per questa musica respirata in famiglia fin dalla più tenera età.

E poi c’è Peppone (Giuseppe Casula) che oltre ad essere un veterano del palcoscenico del Lirico, in questa Turandot è stato un vero protagonista in tutti i sensi. La sua immagine infatti ha fatto il giro del mondo attraverso la stampa internazionale. Lui interpretava il ruolo del boia Putin Pao. Mi ha raccontato che un parente che abita in Cina, una mattina ha aperto il quotidiano e con sorpresa  ha visto  la sua foto seminudo dipinto di bianco, immaginate la reazione! Questo grazie anche ai google glass .

Beh, che dire, davvero mitico! Rifaresti questa esperienza?

“Certamente! Il mese prossimo ci sarà la Tosca e mi piacerebbe interpretare ancora il ruolo di Roberti, esecutore di Giustizia che avevo già interpretato nella edizione precedente.”

 Giusto per rimanere in tema 🙂

Il tempo stringe e il direttore di scena chiama per l’inizio dell’atto. Avrei voluto intervistare anche altri figuranti come  le tre controfigure di Ping Pong Pang che volteggiano in scena. Ho saputo che uno di loro è un campione di ginnastica artistica; oppure il giovane che  anni fa lavorava nel settore tecnico e che ora sta assaporando il piacere di stare in palcoscenico da artista.

foto di Priamo Tolu

 
 


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