I Rolling Stones, gli Who, gli U2, i Beatles hanno cominciato a suonare nei pub e nei locali dal vivo, per qualche decina di ascoltatori.?
La musica nasce in situazioni imprevedibili e cresce in luoghi spesso occasionali, ma subito cerca, come l’ossigeno, un pubblico e uno spazio per mettersi in scena.
Aiutare la musica a crescere, significa offrire a migliaia di giovani donne e uomini la possibilità di suonare in pubblico e dal vivo. La musica non è mai solo tempo libero e intrattenimento, ma una corrente che accende la vita degli spazi in cui scorre, produce lavoro, attira pubblico, incentiva il turismo e alimenta la creatività. La musica è in altre parole una parte fondamentale della nostra economia.
Eppure oggi in Italia fare musica dal vivo è sempre più difficile: un groviglio di permessi, licenze, autorizzazioni rende oneroso e complicato organizzare momenti di ascolto live sia per chi la musica la fa che per chi la ospita.
Moltiplicando nelle città italiane l’offerta di spazi dove si suona dal vivo si diluirebbe inoltre quella esacerbata concentrazione di folla attorno ai pochissimi locali in cui si può fare e ascoltare musica anche in ore serali.
In Inghilterra dallo scorso ottobre è in vigore una legge, la “Live Music Act”, che liberalizza e gli eventi di musica dal vivo con meno di 200 spettatori entro le ore 23 – e che incentiva le formazioni che si esibiscono “in acustico”.?
Bray, un Ministro che ha presieduto per anni uno dei più straordinari eventi di musica dal vivo europei –la Notte della Taranta di Melpignano- può meglio di chiunque altro capire come una legge italiana sulla musica dal vivo sarebbe davvero, un “decreto del fare”. Chiedilo insieme a me.
Stefano Boeri Firma qui la petizione