Parlare di questo film non è facile, soprattutto per me che non sono un critico cinematografico, ma voglio comunque esprimere le mie sensazioni da semplice spettatrice . Per chi non lo sapesse questo film racconta la passione di Gesù Cristo ambientata in Sardegna.
Il film è una grande opera d’arte e lo si può constatare da tanti fattori: la sceneggiatura prima di tutto, ma anche la fotografia, l’ambientazione e i personaggi. Difficile, molto difficile da capire come molte grandi opere d’arte. Sapevo che in questo film c’era la collaborazione col Teatro lirico per quanto riguardava i costumi, e questo è stato uno dei motivi che mi ha spinto ad andare a vederlo.
Mi aspettavo un film diverso. Pensavo che i dialoghi in lingua sarda si sarebbero altenati a quelli in italiano. Non ero preparata ad un film tutto in limba, anche se poi, è stato bello sentire questa miscellanea di lingue della mia terra, tutte a me comprensibili. Certo ogni tanto mi immedesimavo in quello spettatore, lombardo, toscano o veneto che si approcciava ad un film del genere, affidandosi totalmente ai sottotitoli.
Il film cominciava con la parte conclusiva della Passione di Gesù Cristo, esattamente il momento in cui gli vengono infilzati i chiodi nelle mani poco prima della crocefissione. Poi era un alternarsi di flash back indietro nel tempo: dal processo alla condanna nel Sinedrio sardo all’interno di un Nuraghe; ai tradimenti, prima quello di Pietro e poi quello di Giuda con relativa impiccagione, l’ultima cena ecc. Immagini suggestive date anche dal fatto che il regista ha caratterizzato questo suo lavoro da primissimi piani sui volti. Impressionanti maschere che parlavano quasi esclusivamente con l’espressione.
E Gesù? Una figura fuori dagli schemi, brutto sia nel volto che nel fisico obeso. Nonostante tutto ispirava tenerezza perchè l’attore è stato grandioso nell’interpretare un personaggio così importante, facendolo quasi esclusivamente con gli occhi.
I suoi, i rumori, i sospiri, le grida e le risa sono stati l’unica colonna sonora del film che prevedeva anche lunghi silenzi.
Un film consigliato a chi va al cinema per vedere un film di grande spessore, un’opera impegnativa, e non per passare un’ora e mezzo di svago.
Piccola riflessione personale: i sacerdoti parevano i banditi sardi del 1800.
Mi piacerebbe vederlo ma in Umbria no viene programmato. Questo none’ giusto uomo volevo vedere, perché questa discriminazione?