Cambia musica il tempio della lirica di Genova. I progetti e le iniziative per coprire il debito che attanaglia il teatro guardano al sostegno dei privati come occasione per uscire dalla crisi
di Carlo Genovese
Qualche spiraglio – seppur nella ristrettezza economica attuale – lo lascia intravvedere l’amministrazione comunale di Genova nei confronti del Carlo Felice. Teatro e tempio della cultura per eccellenza. Naturalmente oltre alle promesse verbali di Palazzo Tursi per questo 2013, «c’è la speranza che sia la Regione Liguria che la Provincia siano altrettanto benevoli nei riguardi del più importante teatro genovese». È quanto si è augurato il sindaco Doria, che ha spiegato: «Il Carlo Felice chiuderà il 2012 con i conti in sostanziale equilibrio tra entrate e uscite. Siamo in attesa di sapere con chiarezza a quanto ammonteranno i contributi ministeriali per il 2013. Siamo alla ricerca di ulteriori sponsorizzazioni per il Carlo Felice: nel 2013 probabilmente dovrà proseguire la strategia di contenimento dei costi per salvare un’importante istituzione culturale della nostra città».
Bene gli enti pubblici, soci fondatori del Carlo Felice, che continuano a sostenere il teatro, ma sempre di più si a guarda soprattutto a sponsor privati. A farlo, oltre al consiglio di amministrazione, è lo stesso sovrintendente Giovanni Pacor, che punta su vari soggetti, non ultimo, le fondazioni bancarie. E lancia un’altra idea a sostegno immediato delle finanze del teatro. Pacor vorrebbe attuare la “vendita” delle poltrone, personalizzandole con tanto di targa d’ottone e col nome inciso sopra, per la durata di cinque anni, realizzare un ristorante nel foyer, e offrire, a 39 euro l’uno, gli spettacoli in diretta streaming a partire dal Macbeth di Verdi.
Fare insomma del Carlo Felice un club, aperto a tutti; una casa della lirica in cui andare anche quando nessuno sta suonando, solo per pranzare o prendere un aperitivo. Intanto nelle prossime settimane avverrà l’apertura del ristorante gestito da uno dei marchi storici della città, la “Pasticceria svizzera”.
Il ristorante sarà attivo nel foyer, aperto mezzogiorno e sera, anche quando non ci saranno spettacoli. E con la bella stagione si potrà mangiare sulla terrazza. «Il nostro modello è quello del Royal Opera House di Londra, comune a tutti i paesi anglosassoni – spiega Pacor –. Vendere le sedie e personalizzarle con targhette d’ottone. Abbiamo un debito scoperto di 4,3 milioni di euro e vogliamo coprirlo, per mettere in totale sicurezza il teatro» . E proprio l’operazione-poltrone potrebbe garantire la sistemazione dei conti. 20-01-2013
fonte: Città Nuova