La regia della crisi

A volte sono i momenti difficili  che  danno vita a situazioni geniali. In questo momento di crisi generale ed in particolare per il Teatro lirico, l’opera Nozze di Figaro (prossima opera in cartellone) stava richiando di andare in scena senza allestimenti scenici,  solo quindi in forma oratoriale. Per fortuna però, la collaborazione dei nostri professionisti con la genialità della regista Marina Bianchi hanno in qualche modo salvato la situazione.

Leggete come la regista è riuscita a porre rimedio e a garantire la messa in scena dell’opera mozartiana.

L’opera più teatrale, il dramma giocoso, in cui parola e musica si fondono indissolubilmente, il gioco scenico più perfetto, la folle journée, l’unità di tempo e spazio del fatto teatrale.
Quante cose si possono dire di Nozze di Figaro di Mozart che già si sanno e si sono dette? Pagine e pagine di scrittura critica e la conoscenza dei caratteri e della trama non possono togliere allo spettatore il piacere di rivedere, ancora una volta, l’opera teatrale in musica, perfetta e meravigliosa.
Io, regista di quest’edizione, rifletto sulla realtà e sul contesto in cui l’opera va in scena al Teatro Lirico di Cagliari. Un teatro rimasto, in questi ultimi mesi, senza direzione, ma con masse artistiche e tecniche orgogliose del proprio patrimonio professionale e disposte, con passione, a rischiare di persona, a mettersi in gioco.

Insieme abbiamo deciso che la messinscena di queste Nozze rispecchia la situazione particolare del Teatro Lirico di Cagliari e, più in generale, anche quella dei teatri e della Cultura in Italia in questo momento.
Non è, volutamente, un allestimento compiuto, finito, né una visione contemporanea, “diversa” dell’opera mozartiana. Non è, in ogni caso, un elemento necessario, non è importante. Per entrambe le soluzioni, il tempo ed i mezzi a disposizione non sono sufficienti: così il pubblico vedrà esattamente quello che sta succedendo in queste settimane nel “suo” Teatro, vedrà una messinscena di Nozze di Figaro in divenire. Il capolavoro musicale di Mozart in una lettura visiva che si colloca tra lo studio e lo schizzo, una sorta di elegante work in progress.
La scena non è definita completamente, ma, volutamente, solo per tre quarti.

Due pareti delimitano lo spazio dell’azione che si svolge nel tempo del libretto, cioè il ‘700 del compositore. Nei primi due atti, la stanza disadorna, promessa dal Conte a Figaro (atto I) e la camera della Contessa (atto II) sono indicate e suggerite da elementi di attrezzeria, mobili, oggetti che possiamo ritrovare in qualsiasi allestimento operistico, elementi scenici che attraversano, come topos, la storia del melodramma. È qualcosa di già visto, confortante, utile e necessario al gioco scenico, rispondente all’azione ed alle didascalie del libretto. Ma tutto quello che vediamo è come se uscisse dalla patina del tempo, sembra polveroso, abbandonato, o forse è un ambiente che vediamo dopo un’eruzione o un evento drammatico, fissato per sempre, coperto da una velo di materia che non ci permette troppa vicinanza o troppo realismo.
Da un lato del palcoscenico è visibile la quinta, il processo teatrale mentre si compie, la preparazione, le entrate e le uscite degli artisti e del coro, la vestizione ed il trucco di comparse e ballerini, i rumori di scena ed i tecnici di palcoscenico, tutto diventa parte dello spettacolo, si rende, volutamente, godibile allo spettatore quello che di solito sta “dietro” lo spazio scenico.
Dopo l’intervallo la scena si allarga, la quinta perde d’importanza, la Natura piano piano entra nelle stanze del castello del Conte d’Almaviva (atto III, grande sala delle feste), fino a diventare, nel IV ed ultimo atto (il giardino), protagonista dell’opera.
Un’opera che parla d’amore, sensualità, intrighi amorosi, in un secolo, il ‘700, dove tutto era possibile, dove le convenzioni ed il senso di colpa venivano spostati sempre più in là.

Nell’ultimo atto la Natura trionfa e costringe i personaggi a tornare in un ordine che rispetti le posizioni di ciascuno all’interno del tessuto sociale. Ma, contemporaneamente, è l’Amore, come energia pura e vitale, che trionfa e, dopo aver scosso i personaggi della commedia, li riporta all’interno di un equilibrio preordinato, dove ciascuno ritrova il suo posto, la sua ragione e la sua pace.
Usciamo dal teatro, dopo aver vissuto intensamente questa “folle giornata”, rassicurati e fiduciosi in un ordine naturale che affida a ciascuno di noi, come a ciascuno dei personaggi della commedia di Da Ponte/Mozart, il suo posto.

LE NOZZE DI FIGARO
commedia per musica in quattro atti
libretto Lorenzo Da Ponte, dalla commedia Le mariage de Figaro di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
musica Wolfgang Amadeus Mozart

personaggi ed interpreti
Il conte d’Almaviva Ugo Guagliardo (22, 27, 29, 1)/Laurent Kubla (23, 25)
La contessa Esther Andaloro (22, 27, 29, 1)/Lada Kyssykova (23, 25)
Susanna Maria Grazia Schiavo (22, 27, 29, 1)/Manuela Bisceglie (23, 25)
Figaro Domenico Balzani (22, 27, 29, 1)/Maurizio Lo Piccolo (23, 25)
Cherubino Annalisa Stroppa
Marcellina Giovanna Donadini
Don Bartolo Carmine Monaco
Don Basilio Krystian Adam
Don Curzio Krystian Adam
Barbarina Arianna Donadelli
Antonio Gionata Gilio
Prima contadina Graziella Ortu
Seconda contadina Sara Lasio

maestro concertatore e direttore
Hubert Soudant
Orchestra e Coro del Teatro Lirico
maestro del coro Marco Faelli
maestro al cembalo Riccardo Leone
regia Marina Bianchi
scene Sabrina Cuccu
costumi Beniamino Fadda
luci Giuseppe Di Iorio
movimenti coreografici Tiziana Colombo

nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari

http://www.teatroliricodicagliari.it

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