Di Gianni Cossu
Quante cose sono state dette sul mondo dello spettacolo e sulla situazione di crisi in cui versa ormai da lunghissimo tempo!
Fiumi potenti e limpidi di parole hanno solcato i Teatri e i loro lavoratori. Montagne di candidi fogli sono stati riempiti di accorate rimostranze nonché di veementi inviti a chi di dovere a salvare il mondo della culturada un’inutile morte.
Scioperi,presidi, manifestazioni e altre civili forme di lotta hanno, sì, fatto capitolare qualche testa,ma non sono riuscite a penetrare nello spazio celeste della parte umana in cui la benigna forza dei venti muove le spighe dell’arte le une sulle altre come tante creature innamorate.
Là dove l’azzurra soglia del cielo guarda incantata le bionde messi del sapere cupido di altro sapere, ancora forte geme il vuoto umano, il vuoto d’un alienante progresso senza patria.
Le potenti frecce della pura passione hanno sciolto il loro liquore d’ambrosia nell’etere del vile mercato perché gli indefessi spadaccini
del denaro hanno negato loro l’ultimo tratto di strada verso l’ineffabile distesa del sole.
Le liquide stelle dell’arte stanno cadendo invano sulla terra del profitto sugli alberi bruciati d’un comando senza testa e sui fiumi rivestiti di
cemento senza ferro.
Non c’è più osmosi fra i due mondi! La tracotante arroganza del potere ha chiuso ogni libero passaggio fra l’albero e la luce.
Perciò assisteremo, ancora per poco, all’ultimo spettacolo dell’arte che scintilla in cielo in attesa di nutrire l’albero che tende la pargoletta mano
per rinverdirsi di luce.
Il volo sta per finire poiché le pur resistenti ali dell’arte non potranno reggere ancora a lungo;dopodiché,sfinite,cadranno come foglie d’una
morta primavera.
Siamo giunti alla fase finale della lotta che ci vede,ahimè,soccombenti. La sorte dei lavoratori della cultura e la sopravvivenza della stessa cultura
artistica è avviluppata in un soffocante nodo gordiano che urla all’ultimo sforzo,a quello decisivo! O si agisce ora con energica decisione e imponiamo noi il comando o le auliche tombe dei grandi porteranno la macchia infamante della nostra sconfitta.
Se ci faremo sbattere in faccia le porte dei teatri,nessuno potrà più emettere una nota o un suono senza sentire come un fischio beffardo
il peso avvilente del disprezzo feroce dei creatori di quelle note.
Un manipolo di aridi bravi vuole averla vinta senza costi:vuole entrare in acqua e uscirne asciutto. No! Se si butteranno in acqua ne dovran no uscire inzuppati di indelebile vergogna e pentiti di averci sfidato.
A noi,però,è richiesto un ulteriore e immane sforzo di coraggio e determinazione per raggiungere il traguardo della vittoria del bene sul male.
Sì, la metto su toni escatologici e biblici perché la nostra guerra sta assumendo tratti analoghi a quelli che inquadrano le grandi lotte fra strenui paladini del giusto e della libertà e tetri servi dell’orrido umbratile, nel quale lorsignori vorrebbero rinchiudere anche noi.
La nostra è una missione. In altra epoca avremmo avuto un altro compito, per esempio lottare per chiedere maggiore impegno,che so, per la
istituzione di Conservatori in ogni angolo del paese,anche nei centri più remoti e lontani.
Oppure per far godere a tutti i bambini di tutte le scuole, e non solo a quelli delle grandi città, le delizie musicali dei concerti pedagogici.
Ci saremmo dovuti sicuramente occupare di avere sempre a disposizione pullman, navi e aerei per portare anche negli angoli più negletti della terra i servitori dell’arte, per evitare, così, scarti sociali fra chi può usufruire di un bene pubblico di vitale importanza e chi invece non ne verrebbe mai a conoscenza.
Avremmo insistito per avere più soldi per pagare ricercatori di talenti e per isituire scuole dove impartire loro una solida formazione interdiscipli
nare alla vita civica e artistica.
Avremmo chiesto più soldi per avere spettacoli quotidiani. Diversi tipi di spettacoli con, diciamo, denominazioni diverse, ossia spettacoli di allievi, da non considerare dal punto di vista qualitativo,ma evidentemente, con lo il preciso e orientato intento di seguire il percorso di crescita delle giovani leve; e altri spettacoli, invece, creati per fare musica compiuta al fine di elevare e raffinare il gusto del pubblico e per, naturalmente, avvicinare il più possibile l’umanità alla sua sfera più profonda, fino all’indissolubile connubio con la verità dell’arte.
Ora, invece, Incredibile!siamo costretti a dover difendere gli ultimi brandelli di un universo di cui l’essere umano che non voglia regredire sulla terra bruciata della barbarie non può e non deve fare a meno.
Se riusciremo a salvare almeno l’ultimo dei frammenti piangenti del prezioso bene,avremo vinto e avremo assolto al compito che ci è toccato in sorte. Per poi ricostruire, su quel vivido frammento, che sarà la prima pietra, la nostra chiesa: la Chiesa dell’Arte!
Gianni Cossu