Segue alla prima parte
…Ecco il maestro che apre le braccia, per un attimo mi torna alla mente un film che vidi da bambina: Fantasia.
Quel maestro mi pare si chiamasse Stokosky. Strano, mi ricordo che quel film mi piaceva tantissimo e ricordo di averlo guardato più volte, eppure ho sempre pensato di detestare la musica classica! Lo avevo rimosso.
Adesso, a distanza di quasi quarant’anni mi è tornato alla mente.
Come per la magia di quel film, anche in questo momento sento una certa emozione.
La musica comincia in sordina, tanti violini che si muovono con sincronia, con eleganza, proprio come nel film Fantasia. Mi colpiscono tutte quelle trombette e tromboni in fondo all’orchestra. Non so davvero che nomi abbiano ma chissà perchè, non immaginavo che in un’orchestra ci fossero strumenti come quelli: trombe d’oro e trombe di legno.
I miei occhi cominciano a muoversi sul palcoscenico.
Mi piace guardare ogni singolo musicista e immaginare cosa ci sia dentro ognuno di loro. Queste persone sono speciali , che non fanno parte della normalità nel senso buono del termine. Non riesco ad immaginare perchè uno arrivi a scegliere di fare questo lavoro così diverso, ch e oggi, posso dire affascinante.
Per un attimo ho sentito anche un po’ d’invidia. Loro sanno leggere una scrittura che per me è indecifrabile. Sanno leggere un’altra lingua che io non capisco per niente: le note musicali.
Mi colpisce la violinista alla mia sinistra dalla capigliatura particolarmente curata, sembra una scultura di mogano: bella , elegante e sicura nei suoi movimenti. Alla mia destra un musicista con un’altro chitarrone un po’ più piccolo, ma che suona da seduto rispetto al contrabasso. “Si chiamerà contrabassino?” – Non oso chiederlo alla verduraia!
Vedo che suona lanciando un occhio al direttore e un occhio al leggio.
Ad un certo punto, nel mio vagare con lo sguardo, mi accorgo che era passata quasi mezz’ora e che la musica mi stava coinvolgendo sempre più, un’emozione mai provata che raggiunge il culmine con il rumore dei piatti.
Quelli li conoscevo perchè, da piccola, mi divertivo con i miei fratelli a giocare con i coperchi delle pentole. Mi sorge spontanea una considerazione: perchè i musicisti che suonano i piatti e i tamburoni hanno lo spartito? Tento di chiederlo alla mia amica che mi fa segno di star zitta.
Vabbè, glielo chiederò dopo. “Ma non sarà mica che mi sto innamorando della musica classica?”
Ecco che ancora la musica, diventa nuovamente intensa, sempre più intensa fino a vibrarmi dentro e poi, improvvisamente si interrompe. Silenzio improvviso ed io, presa dall’entusiasmo, esplodo in un applauso deciso, stoppato dalla mia amica e dagli sguardi inorriditi dei vicini.
“Beh? Che ho fatto? ” Cos’è, non si applaude?
“No, Anna, no, non si applaude fra un tempo e l’altro!” – Mi ha detto la mia amica.
“Ma scusa, non me lo potevi dire prima? Mi hai fatto fare una figura da scema!” Per non parlare della faccia della verduraia che ridacchiando ha avuto il coraggio di toccarmi le spalle per farmi interrompere l’ applauso. Mi sono girata e, per non sputarle in un occhio, le ho sorriso a denti stretti.
Però lui, proprio lui, il direttore d’orchestra mi ha nuovamente guardata a causa del mio applauso inopportuno, e mi ha anche fatto l’occhiolino.
Che emozione!! Ormai ero cotta! Non credevo che ci si potesse innamorare di due persone contemporaneamente: la musica e il direttore.
Sottovoce, ho domandato alla mia amica se, alla fine del concerto si usa ancora andare a chiedere l’autografo in camerino. Mia zia mi raccontava che i cantanti, anticamente, ricevevano le persone in camerino dopo lo spettacolo, e regalavano l’autografo con la foto. Volevo anche io quella col direttore!!
Lei mi ha risposto che si poteva. Adesso avevo un’altro scopo alla fine del concerto, oltre naturalmente quello di andare in pizzeria.
“Ma il coro, questo grande coro schierato dietro l’orchestra, quando canta?” Sono entrati, si sono seduti e sono rimasti impalati per un sacco di tempo.
Ma dopo un’altra pausa (ma non ho applaudito), ecco che entrano quattro cantanti. Mi hanno detto che una di loro è sarda. Ero curiosa di sapere se avrebbe fatto bella figura. Tanto non ne capivo nulla, per me poteva pure stonare che mi sarebbe andato bene. Ormai di questa Nona di Beethoven mi piaceva tutto.
Ad un certo punto la musica ricomincia, sempre più intensa e, come per incanto, il coro improvvisamente si alza, tutti insieme. Ooh, finalmente!
Appena il coro comincia a cantare, non so cosa sia successo, ma ho cominciato a tremare, una cosa stranissima, un’emozione mai provata e poi, mi sono scese le lacrime. Non volevo, non capivo perchè. Più non volevo e più mi scendevano. Questo canto lo conoscevo anche io! Ma dove l’avevo sentito? Troppo bello. Si, ora ricordo, era forse per qualche Olimpiade, in televisione.
“Che emozione!!” Ma come potevano tutte queste voci cantare così in alto e così bene? Orchestra, coro, solisti, direttore tutto girava nella mia testa, mentre le lacrime mi rigavano il viso. La mia amica mi guarda e non capisce .
“Stai bene?” Mi ha domanda . Le ho fatto cenno di si, e poi le sussurro che mi era andata un po’ di polvere in un occhio.
Alla fine però, ho applaudito con tutte le mie forze anche se non ero sicura di poterlo fare. Le mani si muovevano da sole, mi sono alzata in piedi gridando “Braviiii!!”- e lui, il direttore, mi guarda , mi sorride , e mi sembra anche che mi stia dicendo qualche cosa. Forse mi sta invitando ad andare in camerino.
Ho sempre saputo d’essere una donna affascinante, anche se non particolarmente alta. Gli uomini non mi sono mai mancati, ero certa che se ci fossi andata ci sarebbe uscito un invito a cena. Lo sentivo. Non vedevo l’ora di potergli dire quanto fosse bella la serata appena trascorsa; che avevo sempre amato questa musica meravigliosa e che lui oltre che essere bravissimo era anche bellissimo.
Alla fine degli applausi, mi sono alzata e mi sono fiondata verso l’uscita domandando alle hostess se potevo raggiungere il camerino del direttore. Me lo hanno impedito. Perchè? Avrei voluto rispondere che il direttore mi stava aspettando , ma forse non mi avrebbero creduto.
Allora ho detto ai miei amici che volevo andare ad aspettarlo all’uscita e loro mi hanno seguito. Peccato che anche altri avevano avuto la mia stessa idea. No, la verduraia no, per mia fortuna. Non so cosa avrei fatto se me la fossi ritrovata vicina pure lì!
All’uscita degli artisti c’era la calca. A fatica mi sono fatta un varco fra la gente e sono passata avanti a tutti. Mi piaceva vedere tutti quei volti che poco prima avevo visto sul palcoscenico. Il primo violino corpulento, la violinista dai capelli scolpiti, il musicista col chitarrone su una spalla, gli artisti del coro. Li riconoscevo tutti man mano che uscivano, ma di lui neppure l’ombra. “Lo aspetterò! “- ho detto ai miei amici. Loro hanno cominciato a prendermi per matta.
Poi, dopo quasi mezz’ora d’attesa, eccolo!
“Maestro, maestro, sono qua!” Lui mi guarda, mi sorride, ma non come quando era in palcoscenico, anzi, forse non sorrideva neppure a me, ma a chi stava dietro di me. Mi giro, e vedo una stanga, una specie di modella norvegese biondo platino, che tiene per mano un bambino. Li ho riconosciuti. In platea erano seduti davanti a me, ma non li avevo visti in faccia.
“Maestro un autografo me lo rilascia?” – Lui non mi ha neppure risposto. Si è avvicinato al taxi ed ho sentito che diceva:
“Mia moglie e mio figlio siedono nel sedile posteriore, mentre io preferisco sedermi davanti perche soffro il mal d’auto.”
Seguo tutto con gli occhi stupiti e increduli.
Questo sogno si stava concludendo così, semplicemente così, ma dentro di me ho sentito che stava nascendo un nuovo amore: La Musica
….liberamente ispirata ad una storia vera
Carissima Sandra, il celeberrimo ” Fantasia”di Disney lo vidi in prima assoluta in Italia, negli anni ’50. Artisticamente e sopratutto musicalmente lo considero un capoloavoro in tutti i sensi. Hai colto nel segno !