E’ risaputo che la città di Napoli o si ama o si odia.
Io la amo perchè è una città troppo legata alla cultura musicale . Ho voluto approfittare del Premio letterario conferito a mio marito dall‘Istituto di Cultura, per visitarla, anche se per poche ore.
Tante persone mi hanno consigliato di non immergermi nella Napoli del centro, nelle bancarelle o nei quartieri così detti malfamati, ma appena ci sono stata vicino è stato impossibile non farlo. Un fascino incredibile fatto di suoni, voci e immagini che ho fotografato e ripreso come un assetato alla fonte. Bella, bella!
Non ho voluto pensare che quel fascino pittoresco potesse nascondere le insidie di cui si parla: i borseggi e le rapine .
“Possibile che la gente debba sempre generalizzare!” – questo era il mio pensiero ricorrente. Anche a Cagliari come in tantissime altre città del mondo succedono certe cose, perchè devrebbe succedere proprio a me l’unica volta che mi reco in questa bella città?
La signora dell’edicola dalla quale abbiamo acquistato qualche ricordino ci ha invogliato a visitarla mettendoci in guardia, ma senza paura e sottolineando che non avremmo trovato molta ressa perchè era l’ora della partita, e quando i napoletani hanno la partita non s’interessano d’altro.
Borsa a tracolla e portafoglio ben nascosto, sono stati i nostri accorgimenti, ma lo smatphone sempre in mano per potermi orientare è stata la condanna. Qualche minuto dopo aver superato una strada che pullulava di bancarelle e di gente multicolore, mi sono resa conto che il mio cellulare era scomparso. Una sensazione immediata, forse proprio qualche secondo dopo che il borseggiatore aveva agito.
Ma ormai era fatta!
Sono stata assalita da un senso d’angoscia per la perdita di un oggetto di valore al quale ero particolarmente affezionata perchè regalo recente di mio marito ma soprattutto l’amarezza del gesto, di quel gesto che confermava ciò al quale non avevo voluto credere. Ci siamo fiondati subito in questura per la denuncia, e, di passaggio, rivedendo la signora dell’edicola, le abbiamo raccontato la disavventura. Lei, poveretta c’è rimasta male ma poi ha aggiunto:
– “Mi spiace molto, ma io penso che quel borseggiatore non fosse napoletano perchè per prima cosa un napoletano,a quest’ora, guarda la partita, e poi perchè un napoletano avrebbe preso direttamette tutta la borsa.” Sai che consolazione!
Vabbè, giunti al Commissariato di polizia, un giovane poliziotto ci ha accolto nel suo ufficio per stilare il verbale e ahimè , ci ha tolto ogni speranza di ritrovamento. Il poliziotto ha riconosciuto dalla nostra “parlata” che eravamo sardi e, con tono nostalgico ci ha detto che lui era nato in Sardegna, a Cagliari. La curiosità di sapere come fosse finito nella nostra terra è stata immediata.
Allora ci ha raccontato che suo padre era un insegnante e che in quel periodo aveva avuto la cattedra proprio a Cagliari, era giovane, ed era all’inizio della sua carriera scolastica. Il suo cognome era Mirra. Improvvisamente mi si è illuminata un’area del cervello.
– Mirra? Lo sa che io avevo un’insegnante di disegno in prima superiore, all’istituto tecnico, che aveva proprio quel cognome?”
-“Davvero? Ma allora quello era proprio mio padre, lui insegnava disegno.”
Il poliziotto ha preso immediatamente il telefono e, chiamando suo padre gli ha chiesto conferma di tutti questi particolari, raccontandogli del singolare incontro.
Professor Mirra era molto appassionato della sua materia ed io pure perchè il disegno è sempre stata una delle mie materie preferite . Lui mi teneva molto in considerazione gratificandomi sempre con votazioni alte.
Suo figlio ha voluto che gli parlassi e salutandolo, nella speranza che si ricordasse di me, ho rivissuto per un attimo tutta la mia adolescenza dei primi anni di studio superiore, quelli che sta vivendo ora mi figlia . Lui ha anche tentato di ricordarsi, ma dopo quarant’anni è molto difficile.
Da quella voce ho capito che la sua salute era malferma e ne ho avuto conferma anche dal figlio.
L’ho salutato pensando a ciò che ci riserva la vita: un borseggio, una denuncia, un incontro casuale in una città italiana a caso mi aveva fatto incontrare un professore che mi ha riportato indietro nel tempo. Roba da film! Impossibile non pensare alla Carrà e alla sua famosa trasmissione.
Ci siamo congedati salutandoci con la promessa che avrei conservato questo incontro raccontandolo nel mio scrigno prezioso: il mio blog.