La tagliatrice

 Oggi vorrei parlare di un’altra figura professionale del Teatro: la tagliatrice.

Quanti di voi ne sono a conoscenza?

Questa è una figura che appartiene al settore sartoria.

 La tagliatrice è la persona dalla quale poi dipende il buon andamento della confezione di un costume di scena.

Prima di essa però c’è il  costumista che, al Teatro Lirico di Cagliari, in occasione della Carmen di Bizet ( attualmente in fase di preparazione), è Beniamino Fadda.

Mino infatti ha pensato e disegnato i costumi che indosseranno tutti gli artisti che saliranno in palcoscenico per quest’opera. E sono tanti: solisti, artisti del coro, comparse. Immaginate quante sarte dovrebbero essere impegnate per realizzare così tanti  vestiti!

Purtroppo, per via della crisi, sono poche e precarie e nonostante tutto lavorano con  tanta passione, impegnandosi  a volte anche fuori orario pur di portare a termine la grande mole di lavoro.

Una volta che il costumista ha in mano il bozzetto, si consulterà  con le tagliatrici .

Al Teatro di Cagliari le tagliatrici sono due:  Anna Paola Floris e Ottavia Esu (nella foto sotto).

Il costumista si consulta con la tagliatrice, anche sulla scelta dei tessuti più adatti affinchè  l’abito possa poi rispondere a quelle determinate caratteristiche.

 

Si passa poi alla fase del disegno tecnico a grandezza naturale con le misure esatte dell’artista che dovrà indossare il costume,  realizzandone il cartamodello. Seguirà il taglio della stoffa.

 Da questo momento in poi tutto passa in mano alle sarte per la confezione dell’abito.

Le foto mostrano in anteprima alcune fasi della preparazione degli abiti che andranno ad indossare gli artisti impegnati nella produzione della Carmen cagliaritana.

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5 commenti

  1. Siete fantastici!!! Cara Ottavia i tuoi capolavori sono da fiaba! Un carissimo saluto.

  2. grazie alessandra bel lavoro!! sono carina in quella foto !!!!!la nostra tagliatrice !!!!!!!!bravaaaaaa !ma anche noi che tuttte insieme facciamo a volte MIRACOLI !!!!!

  3. Magnifica testimonianza di uno dei lavori più appaganti del mondo. Grazie alla giornalista Alessandra Atzori

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