Crisi al Teatro Lirico

teatroCAI vecchi debiti ingoiano il Lirico
CAGLIARI. Il teatro lirico corre verso la chiusura e il sindaco Emilio Floris se n’è accorto: in un’intervista all’Unione Sarda ha confermato che il debito patrimoniale lasciato in eredità dal sovrintendente Mauro Meli è difficile da ripianare. Sei anni di gestione Pietrantonio-Caldo, coi bilanci in nero malgrado i tagli ai contributi statali, non sono bastati a colmare il buco di 25 milioni di euro creato da Meli con le sue scelte dispendiose: il 2010 si dovrebbe chiudere con un rosso di 1,8 milioni, tutto sommato una bazzecola se confrontata con le voragini delle gestione precedente. Ma il dato singolare è un altro: i sindacati, compresa quella Cgil che ai tempi di Meli raccattava promozioni e prebende, chiedono la testa di Pietrantonio anzichè quella del sindaco. Eppure, mentre Meli massacrava il bilancio della Fondazione, Floris era al suo fianco: presidente allora come oggi. Non solo: difendeva quelle scelte, come già aveva fatto il predecessore Mariano Delogu. Le conseguenze sono paradossali: mentre il governo Berlusconi, stesso colore dell’amministrazione comunale e regionale, annuncia un ulteriore taglio del trenta per cento sul fondo unico per lo spettacolo del 2011, destinato a uccidere tutti i teatri lirici italiani, i vertici del teatro chiedono ai circa trecento dipendenti di mettere mano al portafogli e di accettare una riduzione dello stipendio.  Tutto questo malgrado il contratto di lavoro sia scaduto da cinque anni e nel frattempo la gestione Floris, affiancato dal rappresentante del comune Maurizio Porcelli, abbia imposto al sovrintendente l’assunzione di numerosi precari, fra cui alcune figure professionali inutili. Era Meli a importare a peso d’oro intere orchestre e direttori miliardari attraverso agenzie di fiducia, ma adesso il sindaco ricorda ai sindacati che la Fondazione ha investito sulle risorse professionali interne, esattamente quanto le organizzazioni dei lavoratori sollecitavano invano ai tempi dell’accoppiata Floris-Meli. Si potrebbero ricordare anche i sei miliardi di lire ottenuti in base alla legge sul Giubileo del 2000 e spesi per coprire l’anfiteatro romano con una spaventosa gradinata di legno: il sindaco allora era Delogu, il sovrintendente naturalmente Meli. Quello spazio, rivelatosi sovradimensionato e costosissimo, è stato abbandonato dalla Fondazione già dopo la prima stagione (fallimentare) di spettacoli e adesso è sotto inchiesta giudiziaria per la presunta illegalità della concessione. Ma non è finita: l’amministrazione Floris ha speso ventidue milioni di euro per realizzare una faraonica cittadella della musica, una delle opere pubbliche più brutte del dopoguerra. Ed ora – come lo stesso sindaco aveva anticipato oltre un anno fa – la Fondazione dovrebbe trovare chissà dove e come i soldi per gestirne la parte di competenza. Peraltro la decisione di costruire quello strano intreccio di ponti metallici e di edifici senza uno scopo certificabile è stata assunta quando il bilancio della Fondazione era già gravato dal pesante debito patrimoniale creato da Meli. Come dire: un fulgido esempio di programmazione a lungo termine.  In questo scenario, segnato dal più classico degli scaricabarile, il consiglio di amministrazione dovrebbe essere integrato da un nuovo rappresentante del ministero: è Oscar Serci, manager del Cacip. L’altro sarebbe ancora Porcelli, che è già nel cda per espressione diretta del Comune. E’ il caso di far loro tanti auguri.(m.l)

la Nuova Sardegna — 10 ottobre 2010

Un commento

  1. Noi abbonati vogliamo che il D.A. Massimo Biscardi rientri al teatro con il suo ruolo precedente.
    Abbiamo apprezzato la sua grande cultura e competenza musicale e siamo certi che, come ha saputo fare nel passato,saprà ancora fare scelte in cui si coniuga l’oculatezza di spesa ed il rigore dell’arte.
    NO A FAIDE PAESANE DI POLITICA DI BASSA LEGA!!!!

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