Questa mattina mi sono sentita un po’ diva, perchè mentre mi trovavo in fila in un ospedale per degli esami clinici , una signora mi si è avvicinata dicendo di conoscermi: “La vedo sempre in teatro”- mi ha detto-” sono un’abbonata da 30 anni, il teatro è la mia ragione di vita. Non ho figli, e mio marito è morto. Quest’estate l’ho passata pensando alla stagione autunnale che ci attende, a rifarmi l’abbigliamento adatto, all’incontro con gli amici appassionati (ci si ritrova sempre negli stessi posti da tanti anni), alle critiche che contrastano quasi sempre sull’ultimo spettacolo e alle cenette del dopo, sempre in compagnia. Come saranno i cast della prossima stagione?
L’ho ascoltata con attenzione, ma dopo un momento di pausa , la signora ha cominciato a capire dalla mia espressione che le cose non erano messe bene. Si è ricordata della nostra lotta contro la legge Bondi che ha tagliato i fondi ai teatri, e di tutte le manifestazioni che hanno coinvolto il pubblico.Ero in imbarazzo nel dire che,”grazie a questa legge, forse questa stagione lirica arriverà tardi, se arriverà.Forse l’opera in programma si farà ma in forma di concerto e forse tutto il resto salterà-le ho risposto. Mi sono sentita una nullità nel dirglielo, considerato quanto io tenga al mio lavoro e per il quale ho lottato e continuerò a farlo.
“Ma come sarebbe a dire?”
“Quello che le ho detto, e le garantisco che faccio fatica a crederci pure io.”
Il sorriso iniziale si è spento d’improvviso, non voglio dire che le ho visto una lacrima, ma c’era molto vicina.
Per tentare di dare una conclusione a questo nostro dialogo, timidamente mi ha chiesto se ci sarà un rimborso sugli spettacoli che salteranno.
Le ho detto che sicuramente una soluzione si troverà, ma il dolore per aver cominciato a capire che ci vorrà del tempo affinchè tutto torni come prima, è immenso.