Qualche giorno fa, in occasione di una trasferta a Carbonia (cittadina in provincia di Cagliari) ho notato per caso, che, nella piazza principale c’era una scultura che conoscevo. Era una delle pietre sonore di Pinuccio Sciola. Mi sono avvicinata come in tanti per provare a sfiorarla e sentire il suono che produceva. Mi sono accorta che la scultura era danneggiata. Mi ha colpito lo stato di abbandono di quest’opera, lì in mezzo alla gente indifferente.
Noi sardi abbiamo questo grande artista , ci offre le sue opere e noi le danneggiamo, ma come è possibile? Sicuramente chi lo ha fatto non si è reso neppure conto del grande valore di questa opera d’arte.
Le pietre sonore, presentate per la prima volta nel 1997 a Berchidda (il paese natale del musicista Paolo Fresu), in Sardegna, sono state poi esposte nel 1998 alla Biennale europea di Niederlausitz presso Cottbus in Germania, nel 2000 all’Expo Internazionale di Hannover e all’Avana. Due anni dopo il Müvèszet-Malom Szentendre di Budapest gli dedica una grande mostra antologica.
Nel 2003, a seguito della sua collaborazione con l’architetto Renzo Piano, una sua gigantesca Pietra Sonora viene scelta per la Città della Musica a Roma; altre sue opere vengono esposte nella Piazza della Basilica inferiore di San Francesco ad Assisi e nell’Arsenale di Venezia.
Nel 2004 è a Parigi per le Celebrazioni di Jacques Prévert: «Eloge de la nature» nei Jardin du Luxembourg e «Les Feuilles Mortes», omaggio di Pinuccio Sciola à Jacques Prévert. Alla fine dell’esposizione, lo scultore ha fatto dono delle sculture per una installazione permanente nel giardino della casa di Prévert a Omonville-la-Petite. Due strati (foglie) verranno depositati sulla tomba di Jacques Prévert[1]. Dello stesso anno è l’esposizione a Lussemburgo e nel 2005 sette statue vengono collocate nello scalo internazionale dell’Aeroporto di Fiumicino per la mostra La Poesia e la Pietra. Espone nei Vivai della Villa Reale di Monza e, al termine, l’opera Basalti sonori viene offerta in dono al Comune di Monza.
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