Stiamo scioperando, manifestando e protestando per attirare la vostra attenzione sulla sciagurata volontà di fare tabula rasa della cultura italiana (e non solo) a cominciare dalle istituzioni liriche, ovvero di quei luoghi deputati a tramandare, reinventare, infondendovi nuova linfa vitale, l’opera lirica, figlia e vanto del genio culturale musicale italiano.
Cosa significa il suddetto decreto se non il terrificante quanto inequivocabile progetto di occludere la ramificata rete di canali attraverso i quali si realizza l’osmosi culturale che strappa, volente o nolente, l’essere umano dall’abbraccio mortale della vorace(mente) insipiente incultura!
Incultura violenta che, nel tentativo d’impedire il progresso civile generale, mette in campo, a tal uopo, i peggiori e più rugginosi strumenti di ostruzione-distruzione democratica.
Tale decreto pugnala il cenacolo di casa Bardi; ne massacra gli inquilini, trucidandoli fino a farne scorrere il sangue nei fiumi del sapere di tutto il mondo; lasciando l’Italia non desta, tramortita e languente sotto una pioggia di lacrime di risa che scorrono dalle facce paffutamente imbelli di chi, da sempre, vive in simbiosi con tutto ciò che di oscurantistico gorgoglia nelle società!

EPITAFFIO
MORTE DEL TEATRO

DI PIANTO E LAI SOMMESSI,
E D’UN ALGIDO CORDOGLIO,
SARÀ TALAMO IL TEATRO,
GIÀ TEMPIO IMMACOLATO
D’IMMEMORI ARMONIE.
SOL RACCOGLIE, SOLITARIO ESTINTO,
DELL’ALITO IMMORTALE,
PADRONE OLLOR DI CASA,
UN PALLIDO RICORDO,
IL MESTO VIOLONCELLO
CHE HA UN FANTASMA
PER NOCCHIERO.
QUESTO È CIÒ CHE RESTA,
POVERA ITALIA! POVERI BARDI!
DI QUEI DI’ DI TANTA FESTA!

Gianni Cossu, artista del coro del Teatro Lirico di Cagliari