Donne, mamme…

…o lavoro?

 Sembra un problema da poco, eppure ancora esistono aziende che al momento di assumere una donna chiedono se ha già dei figli e se ha ancora intenzione di averne.

Spesso , se questa risposta è affermativa, capita che il datore di lavoro, dopo il colloquio, decide di ripensarci.
Ho sentito dire addirittura che molti fanno firmare un foglio dove la donna dichiara che almeno per i primi anni non dovrà mettere figli in cantiere.
 Se capita poi che questo contratto (si fa per dire) viene disatteso, spesso le mamme perdono il lavoro.
"Si è stimato che il 18 per cento delle mamme ha lasciato il lavoro dopo la prima gravidanza e non è stata una libera scelta – sottolinea Marina Piazza, sociologa e già presidente del comitato Pari opportunità della Presidenza del Consiglio -, quanto piuttosto il risultato della mancanza di servizi, dei pregiudizi che regnano nelle aziende, dell’organizzazione familiare e del fatto che gli uomini non condividano il lavoro di cura".

(da Città Nuova)
Non bisogna dimenticare che in Italia, è prevista la maternità obbligatoria: una donna deve rimanere a casa per 5 mesi per poter seguire il prorio bambino nei primissimi anni di vita.
 Due mesi prima del parto e tre dopo oppure uno prima e quattro dopo.
Se poi una mamma vuole continuare a stare vicino al proprio bambino fino ai 3 anni di vita, può astenersi dal lavoro percependo però solo il 30% dello stipendio.
E’ ovvio che questo è possibile per chi ha un’altro stipendio in famiglia perchè le spese per un bambino sono tante e la riduzione non permetterebbe una vita economica tranquilla.
Il problema delle gravidanze poi, quando riguarda i liberi professionisti, è ancora più complicato.
Ricordo di una cantante lirica che ha continuato a cantare fino alla fine dell’ottavo mese perchè aveva già dei contratti che non poteva interrompere , correndo il rischio di partorire in palcoscenico.
La nostra legislazione prevede anche che la madre, quando riprente l’attività, possa ancora usufruire delle ore per l’allattamento e c’è di buono che di queste ore ne può usufruire anche il papà.
Ne mio caso, siamo riusciti a gestire tal periodo proprio in questo modo, in quanto mia figlia , era allattata artificialmente.
La cosa buffa è che a causa delle mie trasferte di lavoro,  la bambina vedeva più il padre che me e un giorno gli ha domandato: "ma papà, io sono nata dentro la tua pancia?"
Cose che capitano.

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