Una Carmen senza luce

Se c’è una cosa che mi è sempre piaciuta nella Carmen è la luminosità delle scene soprattutto quelle nella piazza di Siviglia e nella piazza antistante l’arena.

La luce che caratterizza tutti quei paesi mediterranei che hanno il sole 300 giorni all’anno, ieri mancava. Ieri al  cinema  ho ammirato una Carmen di Bizet in diretta del Teatro alla Scala sempre molto buia e tetra.

Bella sicuramente, anche se  la regia, non era per Carmen.

Il minuto di raccoglimento come solidarietà verso i lavoratori dello spettacolo si è ridotto a pochi secondi che hanno poi anticipato l’inno nazionale. In quel momento era importante lo sfarzo l’ammirazione, la visibilità di tanti verso il mondo intero. Che poi fuori ci fossero quei lavoratori che chiedevano un rinnovo di contratto poco importava. Come è solito le notizie davano uno sparuto gruppo di lavoratori che volevano solo disturbare!

Mah!

Voglio parlare della bellezza delle voci : meravigliose!

Qualità, ampiezza, intonazione, uguaglianza, raffinatezza , erano tutto quello che le belle voci devono avere per il teatro lirico.
4 protagonisti: Carmen, Don Josè, Escamillo e Micaela erano interpretati dalla 26 enne Anita Rachvelishvili, Jonas Kaufmann, Erwin Schrott (che ho avuto modo di sentire a Cagliari diverse volte) e dall’unica italiana Adriana Damato.

Al cinema l’opera è godibile , mi spiace solo che non ci fossero i sottotitoli.

Mia figlia (12 anni) ad esempio, era partita bene, ma poi, davanti all’incompresione del testo si è addormentata, almeno per una bella mezz’ora.

 La regia televisiva e la fotografia erano bellissimi, sembrava di assistere ad un film di Bertolucci.

Bellissimi primi piani cinematografici che hanno evidenziato  un rovescio della medaglia. Infatti se il primo piano mostra la bravura nell’espressività, dall’altro lato evidenzia anche qualche problema di ipersalivazione che è normale nei cantanti.
 Qualche elemento per descrivervi la stranezza di questa regia:
All’apertura dell’opera nella piazza Sivigliana, un terzetto di signori si sventolano boccheggiando dal caldo, ragazze, giovani, militari, giocano, scherzano; nel mezzo,  una donna sta per partorire. Meno male che la regista ha pensato bene di portarla fuori da questo contesto.

Nel corso dell’opera c’era un continuo andirivieni di Sacerdoti, chierichetti, croci, ex voto, ballerini sciancati, tarantolati, mani, piedi, seni, sigaraie senza sigari prima suore e poi sgualtrine.

I simboli di superstizione religiosa di diabolico e angelico erano la caratteristica di questa Carmen.

La Carmen di Anita Rachvelishvili, è ancora molto giovane e nonostante la bellissima voce, dal punto di vista interpretativo è ancora immatura.

 Ma non tarderà a completarsi.

Il tenore oltre alla bella voce, ha anche bellezza e una grande musicalità. L’"aria del fiore" è stata magistrale con mezze voci e smorzati sempre sul fiato, da far invidia ai grandi del passato.

Escamillo, inizialmente molto emozionato,  era un po’troppo sbruffone e pieno di sè, ma questo è ciò che ha voluto la regista Emma Dante al suo debutto operistico.

Di Baremboin non posso dire nulla se non che ha diretto con una mano sicura facendo tutto quello che avrebbe voluto Bizet.

Questo direttore , oltre che simpaticissimo è anche senza ettichette. Un frak con coda corta,incastrandosi nella sedia, non lo ha minimamente messo a disagio prima di dare l’attacco, . Il coro sempre preciso e puntuale ha dietro la grande esperienza di Bruno Casoni (ha diretto anche il nostro coro di Cagliari).

Molti applausi e fischi alla regia. 

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