Questa mattina dovevo recarmi all’ospedale della mia città per l’ennesimo esame. Uno di quegli esami tanto temuti perchè in genere ci si trova anche in una condizione di disagio psicologico: la risonanza magnetica .

A sentire questo nome non sembra nulla di spaventoso perchè risonanza (considerato che io lavoro in mezzo alle risonanze , non mi faceva paura) magnetica poi ancormeno perchè sa tanto di magneti o meglio conosciuti come il famoso gioco Geomag.

Insomma le premesse c’erano tutte perchè fosse quasi una passeggiata.

Le cose cambiano quando, in sala d’attesa ti piazzano davanti un foglio da compilare dove prima fra tutte ti pongono la domanda se sei o non sei claustrofobica (per chi non lo sapesse è la paura del chiuso e degli ambienti piccoli e affollati).

Io ho scritto un SI grande come una casa, e se fino a quel momento ero serena, da allora in poi è cominciata la mia paura.

Finalmente l’ infermiera mi chiama per cominciare l’esame: entro nel reparto protetto e mi fa passare attraverso un arco  per capire cosa avevo di metallico.

 Poi, raggiunta la postazione (perchè a vederla sembrava davvero una postazione di missile della NASA) capisco la domanda sul foglio. Mi dovevano introdurre dentro un tubo , ma a pancia in giù.

A quel punto il panico comincia ad aumentare.

Vedevo la dottoressa con una siringa in mano e le chiedo un po’ seccata dove ha intenzione di bucarmi.

Non si preoccupi e solo il liquido di contrasto ma dobbiamo trovare una vena e lei non ne ha facili.

Io cosa? Insomma dopo diverse torture mi infilano questa flebo nella mano e pretendono pure che la tenga sotto la mia testa. Dopodichè mi forniscono dei tappi per le orecchie.

Le ho detto:

"Scusi, ma perchè tutto questo , non devo sentire per caso ciò che dite?

"No signora, sentirà qualche rumore un po forte.."

 

Un po’ forte!!!! Nonostante i tappi erano tanti rumori assordanti come dei martelli pneumatici. Quando sembrava che stessero per finire ecco di nuovo, un altro e un altro ancora. Aiutooo!!!

Passata mezzora ancora non finivano.

Non sentivo più le braccia e l’ago nella mano diventava una specie di ferro rovente.

Ho cominciato a urlare ma nessuno si faceva vivo (eppure nel foglio dato all’ingresso c’erano parole rassicuranti sul fatto che se avessimo avuto bisogno i medici erano lì vicino a noi). Ho cominciato la mia vera terapia del dolore: il rosario, strumento ormai sperimentato come l’unico vero aiuto per superare tutte le difficoltà.

Da quel momento sono riuscita a tranquillizzarmi e dopo poco era tutto finito.

Ho aperto gli occhi e mi sono trovata dentro un tunnel senza nessuna possibilità di scappare.

Ho richiuso gli occhi e ripreso a pregare quando ho sentito la voce della dottoressa che annunciava la fine di un incubo ma che purtroppo era tutto realtà.

L’importante è che tutto fosse andato bene e così è stato.

 

 

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4 Responses

  1. ciao otto, ho fatto la mia prima risonanza quando avevo 22 anni, neanche io sapevo cosa andavo a fare e l’ho scoperto strada facendo. io ho avuto la fortuna che nn c’era bisogno del liquido di contrasto e soprattutto venivo da una notte in bianco perchè all’ospedale ricoverata a fianco a me c’era una signora con un femore rotto che aveva urlato tutta la notte. sai cosa ho fatto durante tutta la risonanza?

    Ho dormito! nonostante tutti quei rumori.

    Vuoi ridere? la parola da digitare qua sotto è udir!

    Mi fa piacere che sia andato tutto bene! ciao!

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